Querele, cavilli, precisazioni. Così le celebrità negano tutto

Verdone: "Non ho conti all'estero". La D'Urso: "Informazioni lacunose". E su Valentino c'era già un'inchiesta

Querele, cavilli, precisazioni. Così le celebrità negano tutto

Roma - «Non ho conti all'estero», avverte Carlo Verdone che sarebbe azionista della Athilith Real Estate con sede a Panama. «Le informazioni sono lacunose» comunicano gli avvocati di Barbara D'Urso, amministratrice della Melrose Street Ltd, individuata in un registro delle Seychelles. «Non possiedo società off shore», protesta Luca di Montezemolo, associato alla panamense Lenville Overseas e beneficiario di un conto in Svizzera. Oggi L'Espresso pubblica i primi cento nomi italiani dei complessivi 800 che compaiono nei Panama Papers. Milioni di documenti appartenenti allo studio Mossack &Fonseca che hanno provocato un terremoto nell'establishment mondiale.

L'Italia non poteva mancare c'è già chi ha messo le mani avanti, negando qualsiasi coinvolgimento. Oltre ai nomi del regista romano che minaccia querele, della popolare presentatrice di Canale 5 e del presidente di Alitalia ci sono imprenditori, avvocati, manager, finanzieri ma anche boss mafiosi. Sui conti esteri degli stilisti Valentino Garavani e Giancarlo Giammetti l'Agenzia delle Entrate aveva già aperto un'inchiesta chiusa nel 2006 con un accordo tra le parti. Ora che il nome di Giammetti emerge in connessione con la Jarra Overseas Sa registrata alle Isole Vergini Britanniche gli avvocati fanno notare che da 10 anni i due risiedono a Londra, anche per il fisco. Spulciando la lista emerge il nome dell'ex calciatore uruguaiano Daniel Fonseca che giocò con la Roma e con la Juventus. Non è l'unico sportivo. Nella lista anche l'ex pilota di Formula Uno Jarno Trulli ed ex calciatori che giocarono in Italia come Ivan Zamorano e Clarence Seedorf. Spunta pure il magnate indonesiano patron dell'Inter Erick Thohir. Tra gli imprenditori spiccano i romani Stefano e Roberto Ottaviani, attivi nel mondo della ristorazione e imparentati con Gianni Letta.

Entrambi risultano beneficiari di un trust con sede a Panama, Lagoon Investments Group. Le carte rivelano anche nomi di condannati per riciclaggio: Nicola Di Girolamo, ex senatore Fi ed i broker Carlo Focarelli e Marco Toseroni. L'Espresso dedica un intero capitolo ai tesori di Cosa Nostra che vedono coinvolti i tesorieri di Salvatore Riina e Bernardo Provenzano. Un'enorme giro di denaro ruota intorno al nome di Angelo Zito tesoriere del clan di Brancaccio che fa capo alla famiglia Graviano. Condannato per mafia a Palermo e procuratore di società sparse tra le Seychelles, il Lussemburgo e Hong Kong. A scorrere l'elenco si inciampa nel nome dell'ex amministratore delegato della Campari, Marco Perelli Cippo che lo scorso anno ha liquidato la Allison Park Ltd alle Seychelles. C'è un ricco petroliere, Gian Angelo Perrucci cui fa capo la Burfield International sempre alle Seychelles e che risulta socio del vicepresidente della Nigeria Atiku Abubakar. Infine l'armatore Giovanni Fagioli ex console della Bulgaria a Parma, beneficiario della Great Alliance International Ltd, Isole Vergini Britanniche.

Tra gli interpellati dal settimanale: molti non hanno risposto, altri hanno negato di aver mai agito al di fuori della legalità. Sul coinvolgimento di Unicredit l'ad del gruppo, Federico Ghizzoni ha detto che non risultano rapporti di alcun tipo con lo studio Mossack & Fonseca.

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