Qui e ora

I n queste settimane d'angoscia per la terra che trema e sembra stanca di accoglierci, a portare il sorriso e un moto di tenerezza sono stati gli animali. I cani che hanno aiutato i soccorritori a trovare le vittime tra le macerie e quelli che dopo le scosse si sono ricongiunti scodinzolando o facendo le fusa con i loro umani. Queste storie, tutte commoventi, hanno raccontato ancora una volta l'autenticità del rapporto affettivo e reciproco tra gli uomini e gli animali, testimoniato, qualche giorno fa dagli sfollati da Ussita, che si sono rifiutati di andare in alcune strutture che non accettavano di ospitare anche i loro cari a quattro zampe.

A legarci ai nostri beniamini è un'affinità emotiva che ha origini neurobiologiche. Con loro abbiamo in comune e possiamo condividere le emozioni principali, innate e universali. Sia quelle negative come la paura che ci spinge a stare all'erta e a evitare i pericoli sia quelle positive che favoriscono socializzazione, accoppiamento e procreazione. Proviamo aggressività e tristezza, abbiamo il desiderio di giocare e di prenderci cura dell'altro perché entrambe le specie possiedono una stessa regione del cervello, quella più antica, in cui vive la nostra e la loro mente emotiva ed istintiva. Con il suo ultimo libro Archaeology of Mind, Jaak Panksepp, psicobiologo statunitense e padre delle neuroscienze affettive, spiega come utilizzando diverse modalità di misura si può dimostrare che uomo e animale vivono le emozioni con lo stesso piacere o disagio. Avremmo cioè dei comuni neurocircuiti legati a specifici comportamenti istintivi ed emozionali mediati da uguali ormoni e neurotrasmettitori.

Uno studio di Anna Kis dell'università di Budapest, pubblicato su Scientific American, conclude che il modo in cui i cani si comportano con noi è influenzato dall'ossitocina, neurotrasmettitore noto ormai a tutti come «ormone dell'amore», perché favorisce la socievolezza e l'attaccamento. Quando partorisce la donna produce grosse quantità di ossitocina che la predispone alla cura del suo bambino. Panksepp parla di un sistema neuronale specifico per le emozioni legate alla cura e all'amorevolezza mediato proprio dall'ossitocina. Quando al rientro a casa scambiamo coccole con il nostro animale produciamo entrambi ossitocina. È senz'altro vero che avere un cane o un gatto soddisfa il bisogno di contatto con la natura e che la loro presenza fa sentire anziani e single meno soli e più amati, ma non è solo questo a rendere il rapporto così speciale. Il senso di colleganza nasce da un'affinità psicologica che permette in senso biunivoco di comprendere lo stato emotivo dell'altro e rispondere in modo empatico.

Il nostro animale sa se siamo tristi prova a darci sollievo e noi facciamo altrettanto con lui. E se riusciremo a metterci nei panni di un animale, a comprendere i bisogni e le emozioni di un essere vivente di una specie diversa se ne gioveranno anche la nostre relazioni intraspecifiche.

karenrubin67@hotmail.com

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