I falsi miti del suicidio assistito

I falsi miti del suicidio assistito

L'ultimo messaggio di Loris Bertocco, che ha scelto il suicidio assistito in una clinica svizzera, è stato strumentalizzato per accelerare la legge sul testamento biologico. I suoi articoli non sanciscono nulla che già non esista: il paziente deve essere informato e libero di intraprendere, rifiutare o rinunciare al trattamento sanitario in corso. Deve essergli garantita la terapia del dolore e non è ammesso accanimento terapeutico.

Al malato terminale, cui le cure non facciano effetto neanche nel lenire la sofferenza, è data la possibilità di chiedere ed ottenere una sedazione profonda continua. Loris Bertocco non avrebbe avuto il suicidio assistito, che ha ottenuto in Svizzera, neanche se questa legge fosse stata approvata un anno fa.

Il caso Bertocco ripropone il dilemma tra la coscienza collettiva e la volontà individuale di morire che nasce da una personale valutazione sulla propria qualità della vita. Il vero dolore nelle parole di Bertocco si legge nella solitudine e l'isolamento che l'ha portato a decidere di andare in Svizzera a farsi togliere la vita a pagamento. Neanche gli svizzeri hanno risolto il problema del fine vita e lasciano che ad occuparsene siano soltanto delle cliniche private, che sul dolore e la morte stanno speculando senza pietà. I casi limite che arrivano alla nostra attenzione non riguardano il fine vita ma la morte prematura, che si può dare soltanto con l'eutanasia attiva che non riguarda però questa legge. Mettere un paziente terminale, come già accade oggi, in sedazione profonda e continua vuol dire curare il dolore nel momento in cui la sua morte si avvicina e lo stato dell'organismo non è compatibile con una vita che la morale comune ritiene degna d'esser vissuta. Il medico compie allora un'azione che sente compassionevole, giudica che per quella vita non può più fare nulla. Ma se attraverso le cure può ancora aiutare a vivere senza dolore e invece procura la morte sentirà che sta compiendo un omicidio a tutti gli effetti. In nessun ospedale d'Italia costringono le persone alla terapia. In qualsiasi momento un ricoverato può decidere di firmare un foglio per fare ritorno a casa. A nessun sanitario verrà in mente per questo di negare le cure palliative e costringere il paziente al dolore.

L'urlo di Bertocco era una richiesta di aiuto come quella che fa ogni individuo che sceglie l'eutanasia. Quando la solitudine diventa rifiuto, quando l'assistenza minima è negata insieme alla dignità non resta altro che morire.

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