Quirinale, Berlusconi decisivo Confermato il patto del Nazareno

L'intesa con Renzi reggerà e avrà un seguito nell'elezione del dopo Napolitano. Sull'Italicum si tratta ancora, le concessioni del Cav in cambio della rinuncia del premier al voto anticipato

Quirinale, Berlusconi decisivo Confermato il patto del Nazareno

Il patto del Nazareno regge e reggerà. Gli scricchiolii sembrano attutirsi in queste ore e lo confermano pure fonti vicine a Palazzo Chigi. Al di là delle legittime diffidenze reciproche, Renzi ha bisogno di Berlusconi e Berlusconi di Renzi. Il premier minaccia di fare come Bersani; ossia di corteggiare i grillini per ottenere quello che vuole sulla legge elettorale ma la controparte più importante e affidabile resta sempre il Cavaliere. Berlusconi, dal canto suo, non vuole rompere l'accordo con il premier per restare al centro del gioco politico e poter dire la sua anche sull'elezione del prossimo inquilino del Quirinale. Non è dato sapere - e per correttezza istituzionale nessuno lo dirà - se il nome del successore di Napolitano farà da cemento al patto del Nazareno ma i sospetti ci sono tutti. La liaison con Palazzo Chigi, quindi, continuerà e in queste ore si capiranno meglio i termini dell'accordo. Il Cavaliere è orientato a dire di sì al premio alla lista ma non vuole apparire come chi ha soltanto ceduto ai desiderata della controparte.

Cosa chiede, dunque, il leader di Forza Italia? Soglie di sbarramento più alte e la certezza che, a legge elettorale incassata, Renzi non porti subito il Paese al voto. Il primo punto, quello delle quote d'ingresso, è delicato: un cuneo nei rapporti tra Renzi e Alfano. L'Ncd vuole abbassare il più possibile l'asticella e trema a sentire le cifre che ballano in queste ore: già sopra il 3 per cento gli alfaniani rischiano di sparire dal prossimo Parlamento. Il Cavaliere, invece, vorrebbe ritoccare all'insù la soglia del 4,5 per cento attualmente approvato alla Camera. Quale sia il punto di caduta, non è dato sapere.

Sulla questione urne, poi, il ministro Maria Elena Boschi insiste nel giurare che no, anche incamerato l'Italicum Renzi punterà alla fine della legislatura. C'è da crederle? Qui i sospetti crescono a dismisura e molti azzurri si chiedono: «Ma allora perché tutta questa fretta?». La domanda è priva di risposta. E Brunetta arriva persino a provocare il premier: «Ha così tanta premura di portare a casa la legge elettorale? Benissimo: noi siamo d'accordo sul testo approvato alla Camera. È d'accordo il Partito democratico? È d'accordo Renzi? Perché se è d'accordo si approva in pochi giorni». Naturalmente, invece, si sta trattando sui ritocchi. Sempre il ministro Boschi avverte: «Discutiamo con tutti, anche con il M5S». E poi conferma: «È Fi che rallenta ma noi non possiamo più aspettare».

Un braccio di ferro, o meglio una partita a scacchi visto che le pedine sullo scacchiere sono molte. I fittiani, per esempio. L'ex ministro guida i malpancisti azzurri che - giurano in molti - sono destinati a crescere. Non più soltanto i 17 senatori (che sono già sufficienti a creare fibrillazioni a Palazzo Madama, ndr ) e i 15 deputati, ma molti di più. Facile che nelle prossime ore i filo-Fitto arrivino a sforare quota quaranta. Vietato, tuttavia, parlare di scissione in vista; e lo stesso Fitto lo ribadisce chiaro e tondo: «Vogliamo restare in Fi per aprire un confronto serio, non c'è in vista alcuna scissione». E ancora: «Dobbiamo recuperare il nostro elettorato, io lavoro per questo, non per dividere: voglio un partito dalla schiena dritta».

A questo proposito, Fitto chiede che si vada alla conta: «Berlusconi convochi gli organismi di partito per un confronto chiaro e prendere le decisioni insieme sui diktat che vengono da Renzi». La risposta ufficiale del Cavaliere ancora non c'è. Ma si pensa che in settimana si possa tenere sia un Ufficio di presidenza (forse martedì, ndr ) che una riunione dei gruppi parlamentari.

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