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"Donna al Colle? Irritante senza nomi". Rivolta rosa nei giallorossi

Tra le parlamentari giallorosse vi è una palpabile irritazione di fronte alla continua proposta di candidare una donna al Quirinale: "Se non si fa una rosa di nomi si svilisce il ruolo della donna"

"Donna al Colle? Irritante senza nomi". Rivolta rosa nei giallorossi

“Berlusconi al Quirinale? Candidatura irricevibile”. “Draghi? Meglio se resta a Palazzo Chigi”. "Mattarella-bis? Magari...". Queste sono, in estrema sintesi, le posizioni ufficiali dello schieramento giallorosso. Sullo sfondo c'è una candidatura che tutti (a parole) vorrebbero, ma che nessuno (nei fatti) propone per davvero: una donna al Colle.

A favore di questa ipotesi la sinistra ha schierato tutte le femministe radical-chic: da Dacia Maraini a Michela Murgia, passando per Luciana Littizetto e Fiorella Mannoia. 'Una donna al Quirinale' è la carta che, per un brevissimo lasso di tempo, ha giocato anche il leader del M5S, Giuseppe Conte, ma senza ufficializzare una proposta concreta. Enrico Letta, impegnato a preservare la figura di Mario Draghi, invece, tiene copertissime le sue carte e si guarda bene dal fare un nome, a maggior ragione quello di una donna. Questa situazione crea non poco disagio tra le parlamentari 'giallorosse'."Tutti continuano a dire una donna, ma buttare lì una donna tanto per senza fare nomi è irritante", spiega a ilGiornale.it la deputata dem Patrizia Prestipino. Insomma "dire Mattarella, Draghi e una donna non è bello" perché "o tirano fuori una rosa di nomi su cui ragionare, anche tra partiti, oppure – sottolinea la piddina - non basta dire che serve una donna". La candidata donna, soprattutto a sinistra, finisce per essere gettata nel carnet delle proposte "tanto per dare importanza al genere femminile, ma - sottolinea la Prestipino - se non accompagni il genere donna con un nome carico di capacità, competenza e autorevolezza, svilisci il ruolo della donna".

Carla Cantone, ex segretaria generale dello Spi-Cgil, oggi deputata del Partito Democratico, spiega che, per quanto sia auspicabile eleggere una donna al Colle, il problema vero "non è 'donna sì, donna no', ma quello di avere una figura rappresentativa dei valori della nostra Costituzione e in continuità con quanto ha espresso Mattarella". Anche la grillina Maria Edera Spadoni, vicepresidente della Camera dei Deputati, fa una riflessione molto lineare: "Più che dire: 'Ci vorrebbe una donna' si dovrebbe riflettere sul perché le donne non vengono prese in considerazione su determinati ruoli". La Spadoni sottolinea proprio che in Italia vi è una sorta di "soffitto di cristallo" quando si parla di nomine.

"Ci sono dei nomi e sono nomi maschili, anche se spesso ci sono tantissime donne competenti che avrebbero tutte le qualità per tutte le nomine, sia a livello ministeriale sia attraverso un voto dei grandi elettori", dice il vicepresidente della Camera che, nello stesso tempo, ribadisce l'importanza di eleggere "una persona di alto profilo e rispettosa della Costituzione". Per le parlamentari giallorosse, quindi, se il prossimo Capo dello Stato fosse una donna sarebbe meglio, ma è opinione comune che ciò che i valori che esprimerà sono più importanti del genere. La deputata dem Enza Bruno Bossio, invece, dice "Sì, a una donna a tutti i costi, ma non qualunque donna" perché così come non tutti gli uomini sono uguali anche tutte le donne non sono uguali".

In definitiva, seppur con lievi sfumature diverse, tutte cercano un nome unitario e autorevole, non un nome qualunque.

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