La rabbia dei militanti: "Presi per i fondelli dai 5s"

Il leader storico Perino: «Grillo? Non lo stimo più»

La rabbia dei militanti: "Presi per i fondelli dai 5s"

dal nostro inviato a Giaglione (To)

«Presi per i fondelli dai Cinque Stelle». Non usa mezzi termini il leader storico del movimento No Tav Alberto Perino, che sottolinea le sue parole affermando che la Valsusa «è una valle che non perdona e non dimentica i tradimenti».

Perino, al suo arrivo al Festival dell'Alta Felicità a Vanaus non risparmia neppure un attacco al premier Giuseppe Conte che nei giorni scorsi aveva detto che fermare la Torino-Lione costerebbe di più che realizzarla. «Non ci aspettavamo che un primo ministro che è anche avvocato raccontasse bugie così smaccate. Non è assolutamente vero che ci sia un solo euro da pagare per le penali nel caso si fosse smesso di fare il Tav». Insomma, per gli esponenti di spicco del movimento i grillini non sono solo una delusione ma dei veri e propri traditori.

«Il problema è che tutta questa manfrina è stata organizzata da settimane come uscita per i Cinque Stelle che non sapevano più dove battere la testa - afferma Perino -. Noi siamo stati traditi da un sacco di partiti, quindi questa non è una novità, ma il fatto che dopo aver messo a punto il tradimento i 5 Stelle cerchino di salvarsi l'anima dicendo che sono sempre stati No Tav quando in 15 mesi di governo non hanno mai detto o fatto qualcosa contro la Tav è una presa per i fondelli e la Valle di Susa è una valle che non dimentica e non perdona. Altri ci hanno provato e sono spariti dal Parlamento e dalla scena politica».

Alle domande dei giornalisti se avesse sentito Beppe Grillo, il leader No Tav durante il corteo risponde laconicamente. «Non mi interessa sentirlo, mi è bastata la sua dichiarazione. Sono deluso con lui a livello personale perché c'era un rapporto di stima non dico di amicizia ma c'era grossa stima. E adesso non lo stimo più». Perino, d'altronde, si è fatto interprete del sentimento che aleggia nella base No Tav. «Siamo in tanti a far sentire la nostra voce con forza e determinazione. Non accettiamo intimidazioni. Fermare i cantieri tocca a noi», hanno detto gli esponenti del movimento. «Dopo le parole di chi in campagna elettorale aveva promesso che la Tav non si sarebbe fatta, ci ritroviamo a dover sentire stupidaggini a mezzo stampa su costi e opportunità. Non ci sono governi amici».

Parole dure che però sono poca cosa rispetto alla rabbia della gente che marcia verso Chiomonte. Gli insulti a Salvini sono pochi rispetto alle invettive contro Di Maio, Toninelli e i Cinque Stelle in generale. «Di Maio si è alleato con quel fascista di Salvini - dice una signora di mezza età metre cammina nel corteo - Non solo la Tav, ma gli ha anche servito su un piatto d'argento quella schifezza del decreto Sicurezza Bis».

Insomma, chi ne esce maggiormente con le ossa rotte dopo il via libera del governo alla Torino-Lione sono proprio i grillini, che perdono altri pezzi, non solo fra gli elettori ma anche fra diversi loro amministratori locali che ieri hanno manifestato e annunciato la loro intenzione di abbandonare il M5S.

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