Coronavirus

Rabbia Sardegna: "Non siamo untori"

Il governatore Solinas: "Ci hanno vietato i tamponi. Assurdo un lockdown adesso"

Rabbia Sardegna: "Non siamo untori"

«Non siamo un'isola di untori». Il governatore sardo Christian Solinas reagisce alle polemiche sui contagi divampati in queste settimane tra resort e discoteche. E nel farlo punta il dito dritto verso Palazzo Chigi: «Ci sono invece responsabilità evidenti da parte di chi poteva evitare i contagi e non ha fatto niente». Era stato lui il primo all'uscita del Paese dal lockdown, e alla vigilia delle partenze estive, a chiedere il passaporto sanitario per i turisti in arrivo. «È antipatico dire che l'avevo previsto ma le cose stanno proprio così. Tre mesi fa avevo chiesto che venisse apparecchiato un sistema di controlli sui viaggiatori in ingresso in Sardegna per limitare i contagi di ritorno. Ho suggerito un test d'ingresso che accertasse la negatività e sono finito sotto attacco. Non si può fare mi hanno risposto perché è incostituzionale. Ora sento un assessore del Lazio che chiede la stessa cosa: vuole che sia fatto il test a chi arriva nella nostra isola. Questo non è accettabile perché non esiste un problema Sardegna».

Il presidente ribatte così alle richieste che arrivano dalla Regione Lazio di fare dei test agli imbarchi di navi e aerei per i passeggeri che rientrano dalle vacanze in Sardegna, proprio dopo l'impennata di contagi tra i giovani che abitano a Roma. E precisa: «Ci sono Regioni con molti più casi dei nostri, non capisco perché la Sardegna debba essere trattata come un'isola di untori: la verità è che qui stiamo solo subendo, tutti i casi accertati sono di importazione e il nostro sistema sanitario sta dando prova di assoluta efficienza ed efficacia». C'è stata la festa cluster in un locale di Porto Rotondo, poi il focolaio in un resort de La Maddalena, con 26 positivi e altri sei casi di positività al virus si sono registrati anche al Billionaire di Flavio Briatore, tra dipendenti stagionali. Si tratta di contagi che risalgono alle serate precedenti la chiusura imposta dal governo dopo Ferragosto. Una cinquantina di dipendenti sono in auto-isolamento. Nell'ultimo aggiornamento dell'Unità di crisi della regione si registrano 42 nuovi casi: 27 nel nord Sardegna, 13 nella Città Metropolitana di Cagliari e 2 nella provincia del Sud. Numeri così alti non si contavano dalla scorsa primavera. Ma secondo il presidente sardo «è l'isola la vittima di scelte sbagliate. I casi di positività sono quasi tutti importati, se a giugno mi avessero ascoltato il focolaio di Porto Rotondo non ci sarebbe stato perché quei ragazzi romani, già positivi, non sarebbero entrati in Sardegna».

E sull'ipotesi di un paventato lockdown regionale allo studio del governo secondo alcune ricostruzioni di stampa, Solinas parla di una «boutade priva di fondamento, se ci fosse verità anche minima in affermazioni di questo tipo, saremmo all'assurdo». Per il governatore la sua regione «è riuscita ad avere la più bassa circolazione virale d'Italia e ancora oggi nonostante i nuovi casi di importazione continua a non essere tra le prime cinque regioni con più casi.

Non accetteremo in nessuna sede un'eventuale chiusura e adotteremo tutte le misure necessarie per tutelare il nome della Sardegna».

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