Raggi furiosa con Conte: "Ora chiamo Grillo". Dibba scrive a Travaglio per avere più spazi

Il sindaco preoccupato dal disimpegno del leader, ancora legato a Gualtieri

Raggi furiosa con Conte: "Ora chiamo Grillo". Dibba scrive a Travaglio per avere più spazi

Nel M5s raccontano che la reazione dell'entourage di Virginia Raggi sia arrivata proprio dopo aver letto la smentita, diffusa mercoledì da Giuseppe Conte, della notizia di uno scambio tra il nuovo leader del Movimento e il candidato sindaco di Roma del Pd Roberto Gualtieri: a Gualtieri il sostegno grillino al ballottaggio, a Conte un seggio blindato a Montecitorio, quello di Roma Centro, ora occupato dall'ex ministro dell'Economia. Ed ecco che mentre il presidente pentastellato smentiva, ribadendo l'appoggio alla Raggi per la corsa al Campidoglio, negli ambienti più vicini alla sindaca saliva la febbre della rabbia. La stessa prima cittadina è descritta come molto infastidita dall'atteggiamento dell'ex premier.

Blando l'entusiasmo in vista della campagna elettorale, strategico il rapporto con Gualtieri, insufficiente la rettifica dettata alle agenzie. Più si avvicina la fase calda della sfida romana e più cresce l'insofferenza della sindaca per gli incroci pericolosi tra Conte e il Pd. «Adesso chiedo aiuto a Grillo», è il messaggio che arriva dal bunker del Campidoglio. Il Garante potrebbe essere la variabile impazzita nel percorso verso il voto del 3 e 4 ottobre, un fattore perturbante per la leadership contiana. Da Roma si riproporrebbe subito il dualismo che stava mandando gambe all'aria la rifondazione del M5s. Grillo e Conte. Il comico in prima linea, l'avvocato a fare il compitino. Attento a non pestare i piedi a Gualtieri, perché l'ex titolare del Mef nel Conte bis è uno degli interlocutori privilegiati nel Pd per il neo leader stellato. Impossibile, dunque, che il giurista foggiano vada all'attacco del candidato del centrosinistra. Con un Pd spaccato e un Enrico Letta incerto, Conte deve coltivare i rapporti nel campo dem se vuole credere nel sogno del ritorno a Palazzo Chigi.

Non strappare ancora, senza piegarsi al governismo filo-Draghi. Questo è il mantra dell'ex premier. Il cunicolo angusto in cui si muove Conte per evitare di trasformarsi in una meteora dei Palazzi. Il Fatto Quotidiano è un asset cruciale per i contiani. Proprio il quotidiano diretto da Marco Travaglio è l'obiettivo di una lettera polemica dei deputati di Alternativa c'è, gli ex grillini passati all'opposizione. «Dispiace che un attento osservatore di ciò che accade dentro e fuori dai palazzi della politica, quale lei è non si sia affatto reso conto che in questi mesi ci siamo battuti per impedire diverse nefandezze portate avanti da questo Governo», scrivono gli ex M5s a Travaglio. «Non si è reso conto che nessuna miglioria è stata apportata all'improcedibile riforma Cartabia e soprattutto che chi racconta trionfalmente di averla migliorata, in realtà non ha fatto proprio un bel nulla?», il siluro a Conte. E sul sottosegretario Claudio Durigon, oggetto di una campagna del Fatto per costringerlo alle dimissioni: «È da maggio che chiediamo con una mozione di sfiducia le dimissioni di Durigon, ma solo adesso diventa urgente il suo allontanamento».

Più che al Campidoglio, Conte ha la testa in Puglia. La sua regione per l'avvocato è un laboratorio politico. A partire dalle prossime amministrative.

A ottobre andranno al voto 54 comuni pugliesi (13 sopra i 15mila abitanti tra cui Foggia) e i contiani, con l'aiuto dell'avvocato amico di Guido Alpa Luca Di Donna, si stanno muovendo per organizzare liste civiche. Si punta a coinvolgere professionisti, avvocati, imprenditori. La società civile di Conte, oltre il M5s e con uno sguardo alle liste delle politiche.

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