Povera Virginia. Seppur un minimo rinvigorita dalle piste dolomitiche, la sindaca Raggi anche nelle vesti di padrona di casa delle celebrazioni Ue - non si sa per quale diavolo di karma sfavorevole - finisce per aggregare attorno a sé una sorta di nuvoletta di Paperino, con ogni sorta di impicci e disavventure.
La giornata in Campidoglio comincia con il primo cittadino di Roma che accoglie gli ospiti da sola, davanti all'ingresso del Campidoglio, in tailleur blu elettrico e collo alla coreana sormontato dalla vistosa fascia tricolore. È perciò frutto di cattiveria tutta femminile il gelido saluto della Merkel che, stringendole la mano, le dice imperiosamente: «Lei è la sindaca?» e quasi s'infastidisce per la stretta di mano a uso dei fotografi. Ma Virginia è emozionata e lo si vede poco dopo, quando nella sala Marco Aurelio rivolge un discorsetto di benvenuto. Nonostante il suo fluently english il cerimoniale ha previsto la presenza di una traduttrice, cui la Raggi spesso rivolge imbarazzati sorrisetti (specie all'esordio, quando la ferma a sorpresa per tradurre persino buongiorno in good morning).
Eccessi di prudenza, come la pretesa iniziale di soprassedere al discorsetto della giovane sindaco ai capi di Stato europei in diretta Rai. Alla fine le viene concesso, in teoria. Nella pratica, appena tocca a lei, in un concatenazione di sfiga, caso e boicottaggio, il maxischermo del Campidoglio smette per un po' di funzionare, il Tg1 toglie la linea, la diretta live su Facebook va a scatafascio. In pochi istanti sulla pagina di Virginia compare la scritta: «Scusate. Il Tg1 ha censurato la diretta. A breve trasmetteremo il video integrale in differita». Grillo commenta inviperito che «alla Rai hanno preferito mandare la pubblicità». Il presidente della Vigilanza, il grillino Roberto Fico, interviene a far rispettare patti e diritti: «Se la censura a Virginia Raggi sarà confermata e sembra proprio di sì allora è ora per Orfeo di fare le valigie dal Tg1. Dimissioni subito!».
Sul Web impazzano gli influencer grillini e di sicuro l'editto del Fico avrà seguiti bellicosi. Se ne scorgono le ombre nelle repliche di casa pidina, con Vinicio Peluffo che definisce «pretestuosa» la polemica sulla censura, che «vuole far passare la sindaca per vittima del solito fantomatico complotto... Si è trattato di una scelta editoriale», è la tesi salvifica. Così persino il finale del discorso della Raggi, durato una decina di minuti, non fila via liscio come avrebbe dovuto. Gli applausi dei Ventisette, che allentano finalmente il sorriso teso del sindaco, non finiscono come la Raggi si aspettava, cioè con una stretta di mano, bensì con un voltaspalle pressoché all'unisono di tutti i Ventisette. Lei resta sul podietto interdetta, abbassa lo sguardo confusa, li guarda andar via, va nella direzione opposta. Il cerimoniale interviene per rimetterla in carreggiata.
Ma se i leader europei la snobbano, sbagliano perché il senso delle parole del sindaco segna un «cambio di verso» rispetto all'attuale linea di M5S. Una Raggi affatto anti-europeista cita il papa Francesco e i Padri fondatori di questa «avventura straordinaria», elogiandoli per lo «spirito rivoluzionario non scontato». Parla della costruzione Ue come di un «sogno» che le nuove generazioni «devono realizzare rilanciando la sfida: la finanza non è tutto, un'Unione solo economica non può durare». Occorre che le istituzioni ascoltino di più i cittadini, dice, evitando «politiche imposte dall'alto» e utilizzando forme di democrazia diretta.
L'impegno è di «lavorarci tutti assieme» per modificare i trattati tipo quello di Dublino e ciò che non funziona. Non si vede l'eco del grillino no-euro ma, piuttosto, l'allusione e l'appoggio all'ala più «governativa». Salvo interventi «correttivi» di Beppe, beninteso.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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