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"Bomba" Raggi su Conte: perché l'ex premier trema

La sindaca uscente non è intenzionata a cedere alla linea dell'ex avvocato del popolo. E prepara la battaglia, mentre c'è chi la vuole fuori dal Movimento

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Virginia Raggi ha perso, ma non uscirà certo di scena. Che sia all’interno del Movimento 5 Stelle, come interprete del sentimento grillismo duro e puro, o che addirittura mediti l’addio per avviare una nuova esperienza politica, l’ormai ex sindaca di Roma è intenzionata a dare battaglia. I grillini fuoriusciti la accoglierebbero a braccia aperte, magari in un ruolo di leader. Certo, al momento è una prospettiva da verificare. Quel che appare certo, però, è l’intenzione battagliera di Raggi.

Raggi contro la linea di Conte

Il primo ad aver fiutato l’aria è Giuseppe Conte. Come prima dichiarazione pubblica, la sindaca uscente ha detto di non voler dare indicazioni di voto: niente spinta al ballottaggio per Roberto Gualtieri né tantomeno una benedizione all’alleanza con il Partito democratico. «È andata in direzione contraria alle idee del leader, questo è un fatto evidente», spiega una fonte parlamentare. E vuole proseguire con questa strategia. Negli ambienti del Movimento c’è chi vive con fastidio il protagonismo della Raggi: «Si è intestardita a volersi candidare, le è stato dato tutto il supporto, in maniera leale. L’unico risultato è che lei ha perso, mentre avremmo potuto pensare di vincere al primo turno se avessimo corso con il Pd. Ora serve unità», si ragiona nella cerchia dei contiani. L’obiettivo è quello di portarla a un ripensamento con un endorsement, anche solo light, a Gualtieri. L’ipotesi, tuttavia, non è stata presa in considerazione della diretta interessata.

La sindaca uscente sa che può contare su un avamposto all’interno del Movimento: è nel comitato di garanzia, insieme al presidente della Camera, Roberto Fico, e al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, due convinti governisti, favorevoli all’alleanza con i dem. Lei è stata la più votata (con oltre 22mila voti), doppiando quasi le preferenze dei due illustri colleghi di Movimento (fermi poco sotto i 12mila). Un peso specifico notevole. E, sebbene l’incarico non fornisca funzioni operativi, ha un suo rilievo nel nuovo M5S: dovrà pronunciarsi sulle sanzioni da comminare. In sostanza dovrà decidere su eventuali espulsioni in futuro. «Raggi farà di tutto per creare tensioni quando ci saranno da assumere decisioni davanti ai dossier dei dissidenti», dice un deputato, adombrando qualche sospetto. Da quelle situazioni si possono sollevare dei polveroni.

Il rapporto con Di Battista

Non è sfuggita alle dimostrazioni di affetto nei confronti di Alessandro Di Battista, a cui ha rivolto un grazie “con tutto il cuore” nel post di ringraziamenti generali pubblicato su Facebook. L’ex deputato era giusto qualche rigo sotto Di Maio e Conte. Un’attenzione particolare nonostante Dibba sia fuori dal Movimento da tempo. Poco importa: lui ha sempre spinto per la ricandidatura, nell’ottica della contrarietà al dialogo con il Pd. E chi conosce bene le dinamiche interne ai 5 Stelle, sottolinea un altro elemento: la stima di Beppe Grillo nei confronti di Raggi. Il fondatore ha manifestato il suo pubblico sostegno, seppure talvolta in maniera pacchiana. Ecco quindi che lei potrebbe ricambiare, trasformandosi nella sentinella del grillismo all’interno del progetto griffato Conte.

E, se proprio non ci fosse più spazio, all’esterno c’è chi la accoglierebbe.

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