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Rai, gli 11 milioni a Fazio mandano in bestia gli italiani

Ironie social contro il conduttore da 7.600 euro al giorno. Fico (Vigilanza): "Comunista con il portafoglio a destra"

Rai, gli 11 milioni a Fazio mandano in bestia gli italiani

Stavolta Fazio ha messo d'accordo tutti. Contro di lui. Raramente sui social network (una volta dalla sua parte) si è vista una contestazione così frontale. Migliaia di tweet e post contro le piroette strategiche e lamentose che in pochi mesi hanno portato «Fabiolo» da povero profugo Rai indignato (vedasi memorabile intervista a Repubblica del 31 marzo sul'«insuperabile vulnus» dell'ingerenza politica a Viale Mazzini) a strapagato uomo di punta di Raiuno.

Strapagato mica tanto per dire. Se è vero che incasserà 2 milioni e 200mila euro all'anno per quattro anni (perché secondo alcuni bene informati le ulteriori clausole contrattuali farebbero salire il compenso a circa 20 milioni), Fabio Fazio porta a casa 7.600 euro al giorno, l'equivalente di una quarantina di smart tv da 32 pollici. Come minimo, ora si attende un'altra intervista a Repubblica per spiegare come sia stato sanato l'nsuperabile vulnus. «Ogni sardo sborserà 1,5 euro per il suo stipendio» recita uno dei tweet meno feroci. In Lombardia o Lazio sono molto di più. Forse questa reazione così unanime ha spaventato persino chi, diciamocela tutta, ha consentito l'operazione. Renzi, per capirci. Non a caso, viste le bordate sui suoi amati social, l'ex premier ieri ha fatto filtrare a Dagospia il suo malumore: «Proprio ora il dg Orfeo doveva portare il contratto in cda? A tre giorni dai ballottaggi?». Però sono in pochi a credere a un Renzi ignaro della vicenda. È molto più probabile che, visto l'imprevedibile patatrac nell'opinione pubblica, stia provando a prendere le distanze per evitare di «metterci la faccia». L'ennesima valutazione sbagliata del rottamatore.

Il risultato è che, non soltanto sui social, Fazio è stato eletto coram populo come l'ennesimo «comunista col Rolex». Michele Anzaldi, piddino in commissione Vigilanza, ha annunciato un esposto all'Anac di Cantone e alla Corte dei Conti: «Il caso Fazio alimenta perplessità e indignazione in termini di opportunità morale». Roberto Fico, presidente grillino della stessa commissione, lo ha definito senza giri di parole «un classico comunista con il cuore a sinistra e il portafogli a destra». Persino l'Usigrai, il sindacato dei giornalisti Rai solitamente molto cauto, si è scatenato. E non si conoscono le reazioni dei suoi colleghi in Rai. Ma si dice siano tutti comprensibilmente allibiti di fronte a una Rai che, con la scusa della crisi, elargisce spiccioli a collaboratori importanti e ricopre d'oro un conduttore che fa molti meno ascolti di altri. Già, in fondo il vero «vulnus» è questo. È legittimo, per carità, aspirare a guadagnare di più e a migliorare la propria carriera anche se sei strafamoso e straricco come Fazio. Ma imbellettare questa bramosia con il cerone della «battaglia per la libertà» manda in bestia anche i più tolleranti. Specialmente in questo momento. E specialmente quando il servizio pubblico mostra limiti evidenti di lentezza informativa e anacronismo di tanti format dopo i tagli sanguinosi fatti a personale, autori e redazioni. Per farla breve, la solita vicenda all'italiana, la tipica manfrina gattopardesca del «cambiare tutto per non cambiare nulla»" e favorire i soliti noti. Di nuovo, nel copione c'è un Fazio che ha ballato meglio di Roberto Bolle sul filo della trattativa. Mostrando all'esterno, anzi ai suoi compiaciuti supporter dall'indignazione facile, un finto malessere per il controllo politico, proprio lui che ha fatto il casting dei suoi programmi con il manuale Cencelli. E poi lasciando circolare voci su trattative con La7 per un programma in prima serata (ma quando mai) e addirittura con Mediaset, una volta il tempio del male ma ora possibile approdo dopo la fuga dalla politica cattivona. Infine la firma e il passaggio su Raiuno. Un capolavoro strategico che rischia di rivelarsi una vittoria di Pirro. Soprattutto nel giudizio dei telespettatori.

Mai sottovalutarlo.

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