Rai, nuova chance per Foa E Forza Italia si astiene.

La Vigilanza vota una risoluzione che sollecita il Cda della tv a scegliere un presidente al proprio interno

Rai, nuova chance per Foa E Forza Italia si astiene.

Habemus, quasi, presidente Rai. L'accordo Carroccio-azzurri regge e dopo una mattinata tempestosa costellata da scontri incrociati tra Pd, Forza Italia, Lega e Cinquestelle ieri pomeriggio è arrivato il via libera della commissione di Vigilanza ad una risoluzione che in sostanza sblocca l'impasse sul nome di Marcello Foa, dopo la bocciatura incassata qualche settimana fa anche a causa del no di Forza Italia.

La risoluzione messa a punto da Paolo Tiramani, capogruppo della Lega in Vigilanza riapre la strada alla candidatura di Foa da parte dei consiglieri d'amministrazione di viale Mazzini ed è stata approvata con i voti di M5s e Lega, l'astensione di Forza Italia e il no di Pd, LeU e Pierferdinando Casini.

A questo punto il cda dovrebbe riunirsi già domani o al più tardi martedì per votare perché tra le modifiche più rilevanti introdotte nel testo della risoluzione c'è anche una categorica scadenza temporale con la quale si invita il cda a nominare il presidente entro e non oltre il 26 settembre.

Tra le altre modifiche che sono passate, anche se non in modo indolore, quella avanzata dal capogruppo azzurro in Vigilanza Giorgio Mulè, che impegna il consigliere che sarà indicato dal Cda alla presidenza ad andare in Vigilanza per un'audizione «preventiva». Mulè spiega che rispetto alla precedente votazione, quando Fi aveva contribuito alla bocciatura di Foa, ora è stata raggiunta una «condivisione nel metodo e nel merito» grazie appunto al via libera dell'emendamento di FI che prevede che il presidente sia audito prima del voto della Vigilanza «sull'indirizzo che vorrà dare» all'azienda, consentendo così ai commissari di formarsi un'idea compiuta sul suo profilo.

Soddisfatto Tiramani che parla del «grande lavoro della Lega» per dare alla Rai un presidente dopo essere riusciti «a sbloccare l'assurda situazione di stallo provocata dai capricci del Pd che con il suo ostruzionismo ha bloccato il servizio pubblico e ora agita l'ipotesi di ricorsi».

Un risultato che arriva dopo il decisivo incontro tra Silvio Berlusconi e Matteo Salvini ad Arcore domenica scorsa e che ha scatenato le reazioni del Pd. Non appena è stata presentata in Vigilanza la risoluzione M5s-Lega che chiedeva di ridare al cda Rai la possibilità di riproporre il nome di Foa è scattata la rivolta di Pd e LeU. Quando il presidente della commissione, il forzista Alberto Barachini, ha annunciato di ritenere che non ci fossero «profili tali da mettere in dubbio l'ammissibilità della mozione di maggioranza, alla luce dei pareri riportati», in riferimento ai pareri legali acquisiti e depositati per evitare il rischio di ricorsi sulla nomina di Foa già minacciati dal Pd, il dem Salvatore Margiotta è salito sulle barricate. «I consiglieri di amministrazione Rai, che votassero in difformità rispetto alla legge, si assumerebbero responsabilità di tipo contabile serie», ha tuonato Margiotta citando pure il caso Meocci e i risarcimenti legati alla vicenda. Affermazioni che sono suonate come minacce alle orecchie di Gianluigi Paragone dei Cinque Stelle «Inutile minacciare parlando di azioni legali e risarcimenti. È sbagliato impaurire i consiglieri con situazioni del passato che non sono affatto sovrapponibili», ha tagliato corto il senatore grillino.

Altro scontro al calor bianco tra Francesco Verducci, Pd, e Mulè.

Il primo ha accusato la maggioranza di «mercimonio» sulla Rai provocando l'indignazione di Mulè che ha respinto l'accusa definendo grave e indegno il linguaggio usato dal dem che evidentemente, ha concluso Mulè , non conosce l'esatto significato della parola mercimonio.

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