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La Rai prepara il referendum: infornata di nomine renziane

Nonostante la normalizzazione di Campo Dall'Orto, il Pd non è soddisfatto della tv di Stato. Giro di poltrone per l'appuntamento di ottobre. Per il Tg1 c'è la Varetto, ma Orfeo può restare

La Rai prepara il referendum: infornata di nomine renziane

Clima teso, nervosismo, incertezza. La Rai è da sempre uno specchio fedele degli umori politici del Paese, «l'azienda del minuto prima» in grado di prevedere e interpretare la direzione del vento del potere. Da qualche tempo, da quando i sondaggi raccontano di un Pd in difficoltà in vista delle Amministrative, i contraccolpi sono palpabili. Si parla di un Matteo Renzi sempre più irritato per un'azienda che fatica a raccontare la sua epopea, nonostante con il nuovo corso non si sia certo lesinato sulle nomine (con tanto di esposto Usigrai per lo sforamento del limite dei dirigenti chiamati dall'esterno). E nonostante i dati Agcom dimostrino che nessun premier dal 2009 in poi ha avuto tanto spazio nei Tg (negli ultimi otto mesi, come riportato da il Manifesto, il premier ha distrutto ogni record riuscendo a occupare il 21,24% di media del tempo di parola concesso ai politici) e a febbraio oltre il 26,5% è andato ai partiti di maggioranza (con un incremento del 5% rispetto a gennaio); il 22% a quelli di opposizione (con una discesa del 3,5%); il 20% al premier (+4% rispetto a gennaio); il 13,5% al governo (-4,5%); il 6,5% al presidente della Repubblica (+1,5%).

Eppure il Pd (con la ex Margherita in testa) non perde occasione per manifestare una certa insofferenza verso il direttore generale Antonio Campo Dall'Orto. C'è chi fa notare che si è perso troppo tempo per procedere alle nomine dei direttori dei Tg. In sostanza - è la tesi - le scelte sarebbero dovuto arrivare prima delle Amministrative. Invece scatteranno in piena campagna referendaria e saranno inevitabilmente bollate come una mossa difensiva (oltre che di parte) per avere ancora più saldamente in mano i fili dell'informazione in un momento decisivo per il futuro del premier.

Per la nuova infornata non ci sono ancora certezze al di là del fatto che il cambio avverrà entro l'estate. Il totonomi vede sempre in pole position Sarah Varetto, direttrice di SkyTg24, in bilico tra Tg1 e Tg2. Gli altri candidati sono per il Tg3 Maurizio Mannoni, Giovanna Botteri e Andrea Montanari. Mario Orfeo - che vanta ottimi rapporti con Maria Elena Boschi - potrebbe restare al suo posto, ma certezze non ce ne sono (gli altri nomi che circolano sono quelli di Lucia Annunziata, di Gaia Tortora, del direttore del Foglio Claudio Cerasa e della cronista del Corriere Maria Teresa Meli, ma gli ultimi due appaiono poco verosimili). Dovrebbero essere ridotte le edizioni - circostanza che suscita preoccupazione nelle redazioni - anche se non verranno ridotti budget e spese. Il Tg1 più generalista sarà rivolto alle famiglie. Il Tg2 votato all'informazione giovane e allo sport. Il Tg3 dovrà valorizzare il rapporto con il territorio.

Bisogna, però, trovare poltrone per gli uscenti e fare i conti ad esempio con la richiesta di Bianca Berlinguer di avere una striscia informativa quotidiana, richiesta ben vista dai consiglieri di amministrazione. Si annunciano interventi pesanti anche sui palinsesti. C'è chi vorrebbe interventi sul day-time, chi come Carlo Freccero lamenta l'impostazione «passatista» del nuovo corso e l'eccesso di operazioni nostalgia. E all'orizzonte si affaccia un'idea destinata a far discutere: rinnovare il format di Ballarò affidandone la conduzione a Pif.

Una svolta pop all'insegna dell'infotainment.

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