Rai, salta il tetto per le star: il governo liberalizza i cachet

L'indicazione del ministero dello Sviluppo sui compensi oltre 240mila euro. Ma rischiano vip come Vespa e Giletti

Rai, salta il tetto per le star: il governo liberalizza i cachet

Il governo salva i supercontratti degli artisti Rai? Non è ancora detta l'ultima parola. Certo, la lettera spedita a Viale Mazzini dal ministero dello Sviluppo economico è una buona notizia per i vertici della tv di Stato fin dall'inizio contrari alla riduzione dei cachet per le star, ma la partita non è chiusa. La palla adesso passa al Consiglio di amministrazione, che il 4 maggio dovrà assegnare al direttore generale un mandato sul tema dei tetti ai compensi. Esentare gli artisti o applicarli comunque a tutti, in attesa di una legge in materia? Stavolta il punto di partenza sarà il parere del Mise, a cui il ministero del Tesoro aveva rimpallato la richiesta fatta (due volte, senza successo) da Viale Mazzini per ottenere dal governo un'indicazione su come regolarsi con la nuova legge sugli stipendi.

Il ministero, nella figura del sottosegretario Antonello Giacomelli, ha trasmesso alla presidente e al dg Rai il parere dell'Avvocatura dello Stato, che formalmente Viale Mazzini non aveva, in cui si esprimono perplessità sull'applicazione del tetto di 240mila euro non solo ai dipendenti Rai ma anche agli artisti. Quella interpretazione, spiega finalmente il Mise, «risolve il tema da voi sollevato», perché «conferma la piena legittimità della tesi che non include nel perimetro di applicazione del limite i contratti caratterizzati da prestazioni di natura artistica».

Non ci sarebbero insomma dubbi, secondo il governo, sul fatto che le star della Rai possano guadagnare cifre superiori a 240mila euro. Il ministero però aggiunge una condizione: il parere «non esonera gli organi di Rai dal dovere di individuare criteri e parametri per la corretta e chiara individuazione dei contratti con prestazione di natura artistica». Cosa significa? Che spetterà ai vertici della Rai il compito di distinguere tra conduttori-artisti, che non avranno limite di legge al cachet, e conduttori che svolgono invece un lavoro di tipo giornalistico, e che quindi rientreranno nei tetti.

Una questione non da poco. Come si regolerà la Rai con giornalisti come Bruno Vespa, Massimo Giletti, Salvo Sottile, che percepiscono compensi superiori (anche di molto) al tetto di legge? Attualmente hanno tutti un contratto di tipo artistico con la Rai, che dunque li esonerebbe dalla riduzione dello stipendio. A meno che l'azienda non decida, sulla scia dell'indicazione del Mise, di disciplinare questo tipo di collaborazioni, a cavallo tra intrattenimento e informazione, in un modo differente, per non esporsi al rischio di contestazioni dalla Corte dei conti. E magari anche degli altri giornalisti Rai che, ai massimi livelli (direttori di tg, conduttori di programmi in prima serata), già da novembre hanno avuto il ricalcolo dello stipendio per adeguarsi ai 240mila euro.

Anche il dg Campo Dall'Orto, per quanto ottimista, è cauto: «Mi pare che questo parere possa portare a una soluzione positiva. Ma chiaramente occorrerà una valutazione del Cda». I consiglieri potrebbero recepire l'indicazione del Mise, ma anche decidere, in via cautelativa, che gli elementi forniti non sono sufficienti per dare carta bianca alla direzione generale sui compensi delle star. Un'eventuale richiesta di risarcimento per danno erariale dai giudici contabili, infatti, ricadrebbe sui consiglieri di amministrazione. Sul tavolo del prossimo Cda ci sarà il tema segnalato dal capogruppo azzurro Renato Brunetta: «Non basta certo una letterina di Giacomelli per eludere la legislazione vigente e assicurare alle cosiddette star della Rai maxi stipendi amorali e fuori dal mercato». La norma in vigore, la 189 del 2016, non prevede alcuna eccezione ai tetti.

«Se il governo e la maggioranza vogliono davvero che la tv di Stato continui a foraggiare i portafogli di questi moderni paperoni faccia una scelta politica chiara: approvi una legge o un decreto legge che modifichi la norma attuale».

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