Attenzione, in Rai c'è troppa cronaca nera e questo serve "per tenere alta la tensione" e quindi costruire un'emergenza permanente che spinga il referendum sulla separazione delle carriere. L'ha detto, e addirittura scritto, la presidente grillina della Vigilanza Rai, Barbara Floridia: ha pure aggiunto che il caso Garlasco non è più cronaca nera bensì "cornice narrativa" ossia qualcosa che la Rai (e per estensione l'intero sistema televisivo) userebbe per orientare l'opinione pubblica. È tutto vero, nel senso: l'ha scritto davvero, e, nel suo comunicato, Barbara Floridia riporta delle frasi testuali come queste: "Meloni a capo del circo mediatico", "TeleMeloni diventa TeleGarlasco", "l'informazione ha lasciato il passo all'occupazione definitiva dei palinsesti con i temi graditi al governo", un forcing che "altera la percezione collettiva di ciò che conta davvero nella vita sociale, politica e culturale".
Ergo decine di redazioni e centinaia di giornalisti (e conduttori, autori, dirigenti, reti concorrenti) sarebbero allineati in un unico disegno che consiste nel parlare sempre e per sempre di Garlasco: sensazione che, oddio, certe volte potrebbe anche averla una persona normale, ma poi lo svarione passa, perché si rammenta che il caso Garlasco è noto da 18 anni, che il pubblico lo premia sempre con gli ascolti e che, in generale, la cronaca tira sempre e da sempre.
Ma è solo apparenza, perché la presidente della Vigilanza ha spiegato che serve al governo e al referendum, in una regia così perfetta che l'ha vista solo lei. Quindi, dicevamo: Rai 1, Rai 2, Rai 3, Tg, talk, contenitori pomeridiani, Mediaset, La7, reti all news e piattaforme digitali, tutti sincronizzati per far vincere il referendum e per alterare la percezione collettiva. Nota: ci sono dei clamorosi precedenti; uno, troppo facile, è legato al Fascismo: il regime dava indicazioni esplicite di ridurre o eliminare la cronaca nera per non turbare la serenità degli italiani e non dare un'immagine negativa del Paese. Altro precedente è Enrico Mentana (ci scusi) quando negli anni Novanta il suo Tg5 veniva pure accusato di "nerizzazione" dell'informazione, troppi omicidi, troppi delitti, troppe storie di sangue, l'accusa era (ancora quella) di alimentare insicurezza e soprattutto di favorire la destra: dicevano che Mediaset preparasse il terreno a Berlusconi perché mostrava un Paese fuori controllo. Hanno detto lo stesso per il Caso Cogne e per il delitto di Perugia (Meredith Kercher) e per quello di Avetrana, e talvolta il dibattito aveva anche un senso, perché i processi mediatici, e la troppa attenzione, possono distogliere da casi poco televisivi: ma nessuno, nel dibattito, aveva mai infilato una regia della presidenza del Consiglio e una campagna per vincere un referendum. Sfugge peraltro perché questo dovrebbe farlo vincere, il referendum: forse perché domanda - mostrare da vicino il funzionamento della magistratura non deponga a suo favore? Non è chiaro, bisognerebbe chiedere lumi a Barbara Floridia.
Il rischio è che altrimenti, senza capire meglio, si continui a credere che la cronaca nera esista perché fa ascolti, ossia che se il pubblico guarda la tv insiste, e che, se smette di guardare, la tv cambia tema. Una visione decisamente riduttiva del fenomeno.