Rajoy torna a Barcellona: "Stop ai deliri separatisti"

Verso il voto: il premier per la prima volta in Catalogna dopo il commissariamento

Rajoy torna a Barcellona: "Stop ai deliri separatisti"

Barcellona - L'ultima volta, il grigio contabile gallego, come lo dipingono i detrattori, era arrivato nella capitale catalana lo scorso 18 agosto, ventiquattro ore dopo gli attacchi islamisti. Portava con il re Felipe VI di Spagna il sostegno del governo centrale ai coraggiosi catalani e al loro esecutivo che, meno di un mese dopo si sarebbe ribellato contro, calpestando le autorità e la Costituzione, in una corsa suicida verso il commissariamento.

Ieri il premier Mariano Rajoy era a Barcellona, a tre settimane dalla sospensione dell'autonomia in Catalogna, per sostenere Xavier Garcìa Albiol, il candidato del Partito popolare catalano alla presidenza della Generalitat nelle regionali del 21 dicembre. La sua visita, di un solo giorno, si è consumata all'indomani della grande manifestazione organizzata nella capitale e in tutta la Catalogna dalle due associazioni per l'indipendenza, ora, per la liberazione dei prigionieri politici Anc (Assemblea nazionale catalana) e Omnium. I loro leader, Sánchez e Cuixart, sono in carcere dal 16 ottobre, in attesa del processo, e accusati di sedizione, ribellione all'autorità e utilizzo di denaro pubblico per il referendum.

In un clima ancora teso, ma non bellicoso, il premier Rajoy, che ha demandato alla sua vice Sáenz de Santamaria i poteri di presidente della Catalogna, col prefetto della regione Enric Millo, ha salutato la nuova gestione madrilena che supplisce il vuoto amministrativo della Generalitat. «Non vi abbiamo abbandonati», ha detto il premier rivolto ai catalani che per settimane hanno subito le prepotenze politiche dei secessionisti. «Vi abbiamo ridato la democrazia per decidere per la vostra comunità. Ora dovete andare in massa alle urne per scegliervi il futuro migliore, perché non è stato facile recuperare il rispetto per la libertà e la convivenza nell'interesse generale».

Nelle ore della visita di Rajoy, da Bruxelles dove è in libertà vigilata, Clara Ponsatí, l'ex consigliera per l'Educazione del deposto, imprigionato ed esiliato Govern, a sorpresa, ha vuotato il sacco alla radio Rac1:«Noi del Governo sapevamo di non essere sufficientemente preparati a dichiarare e a gestire l'indipendenza. Non sapevamo come avremmo potuto dare continuità alla volontà d'indipendenza del popolo della Catalogna dopo il 1° ottobre».

Uno schiaffo a Puigdemont amplificato anche dal voltafaccia dell'ex presidentessa del Parlament, Carme Forcadell che, venerdì ascoltata dal Tribunale Supremo, ha rinnegato di avere mai attuato la dichiarazione unilaterale d'indipendenza, scaricando definitivamente l'ex president e il suo progetto di governo eletto a Barcellona, ma residente, per opportunità di sopravvivenza, in Belgio. In attesa che il 17 Bruxelles decida sull'estradizione di Puigdemont e i suoi quattro consiglieri.

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