"Ecco perché la sinistra perde". E i dem "massacrano" Rampini

Federico Rampini ammette che la sinistra ha abbracciato il permissivismo dimenticando il popolo che vive nel degrado. Le parole non sono piaciute a Livia Turco che ha risposto al giornalista

"Ecco perché la sinistra perde". E i dem "massacrano" Rampini

L’attacco più duro contro la sinistra, in particolare quella che gestisce il potere in Emilia-Romagna in modo ininterrotto da decenni, arriva non da Matteo Salvini o da qualche altro esponente del centro-destra bensì da Federico Rampini, giornalista di Repubblica.

Rampini, intervenuto al programma di La7 Piazza Pulita, ha commentato le due manifestazioni svoltesi a Bologna, quella della Lega e degli anti-leghisti. Nel suo intervento, il giornalista ha sottolineato che la crisi della sinistra ha motivi ben precisi che non possono essere sottovalutati. L’essersi staccata dal suo popolo e l’aver dimenticato la questione sicurezza abbandonando chi vive in situazioni di degrado sono i fattori che hanno creato scompiglio devastato l’identità di quell’area politica.

Il giornalista ricorda i tempi in cui Bologna, realtà che conosce bene fin dalla giovinezza grazie al suo lavoro, era la vetrina del modello messo in piedi dal vecchio partito comunista: “La città meglio amministrata in Italia e in Europa con servizi sociali fantastici di cui andavamo fieri”.

Ma quelli, sottolinea Rampini, erano anche i tempi in cui lo stesso Pci si occupava della sicurezza dei cittadini e di far rispettare le regole. Oggi, invece, la situazione è radicalmente diversa. Il giornalista ammette che quando si trova in città e dorme in un albergo nei pressi della stazione, ha paura di uscire di sera perché si sente insicuro.

Questo, per Rampini, è il grande disastro compiuto dalla sinistra. Quest’ultima, infatti ha abbracciato il permissivismo senza se e senza ma con tutti quelli che delinquono, perché magari i criminali come gli spacciatori, ancor di più se nordafricani, da chissà quale degrado sociale sono mossi. Ciò però porta dimenticare il popolo che vive in quelle situazioni difficili e di abbandono.

La sinistra, per Rampini, ha dimenticato proprio quel popolo che era la sua base perché in pratica, dopo tanti anni di potere, si è fatta establishment. Una realtà difficile da digerire ma ammessa anche dai simpatizzati di Bologna che sostengono come il Pd sia diventata una macchina di potere che si è allontanata dalle sue radici proprio nella regione più rossa d’Italia.

Le parole schiette e frutto di grande onestà intellettuale proferite da Rampini non sono piaciute a Livia Turco che su Huffingtonpost ha scritto di essere sorpresa dalle frasi sulla retorica del buonismo della sinistra.

La Turco, cresciuta alla scuola del Pci, ricorda di aver contribuito a fare una legge organica sulla immigrazione “che parlava di regole, di diritti e doveri a partire dalla stella polare della dignità umana. Mi occupo tutti i giorni di immigrazione da cittadina e la gente di sinistra che incontro non fa parte di salotti ma lavora nelle scuole, negli ospedali, nei servizi sociali e nelle periferie e aiuta chi ne ha bisogno, sia italiano che straniero.

Per la Turco il dovere di giornalisti come Rampini sarebbe quello di raccontare questo popolo, ringraziarlo e farlo conoscere così da abbattere muri e far crescere legalità. Inoltre, bisogna “chiamare a raccolta popolo e intellettuali a ragionare su come costruire l’Italia e l’Europa della convivenza, su come rendere concreto il motto europeo della unita nella diversità”.

Ma non solo. Per l’ex ministro“una sinistra coraggiosa chiede che si aprano canali regolari dell’ingresso per lavoro come richiesto da alcuni settori della nostra economia, cerca di togliere dalla illegalità le migliaia di persone con la regolarizzazione ad personam, abroga i decreti sicurezza di Salvini, costruisce una nuova legge quadro sulla immigrazione” e creare le condizioni per far incontrare e conoscere italiani e immigrati.

La Turco, inoltre, sostiene che bisogna

opporsi all’odio dimostrando che “insieme si può”. Il suo messaggio, ovviamente, non può terminare senza un attacco a Matteo Salvini, politico che divide e a cui “bastano gli slogan e i selfie”.

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