«Il cielo notturno su Leopoli è diventato improvvisamente rosso» raccontano i testimoni all'emittente televisiva «5 Kanal», ed è così che ieri mattina l'Ucraina ha scoperto che non esistono più zone del Paese a prova d'aggressione. Erano le 5.45 quando gli abitanti sono stati svegliati da un violento attacco di 30 missili. Non è stata colpita direttamente la città, ma l'International Peacekeeping and Security Centre (Ipsc) di Yaroviv, a circa 50 km a sud-ovest di Leopoli e a 25 dal confine con la Polonia. L'ultimo bilancio aggiornato parla di 35 morti e di 134 feriti.
Rimane un mistero il motivo per cui non siano suonate le sirene d'allarme. Nessuno a Leopoli le ha sentite, e le esplosioni hanno sorpreso nel sonno gli oltre 700mila abitanti. «Non siamo più al sicuro da nessuna parte. Come può sentirsi al sicuro la Polonia?» si domandano altri testimoni.
L'Ipsc è una grande base militare che comprende un centro di addestramento per soldati, prevalentemente per missioni di mantenimento della pace. Il fuoco su Yaroviv, così vicina al confine con la Polonia, segue l'avvertimento di sabato del vice ministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, che aveva ricordato come «le spedizioni occidentali in Ucraina saranno considerate legittimi obiettivi per l'attacco». Non a caso il portavoce della Difesa russa, Igor Konashenkov, ha detto che «almeno 180 mercenari e una grande quantità di armi straniere sono stati eliminati». Per Mosca l'Ipsc sarebbe quindi il cuore operativo della resistenza ucraina, e il polo di smistamento di uomini e armi provenienti dall'Occidente. Costituita nel 2007, è la base dove nel settembre 2021 si sono svolte le esercitazioni militari ucraine in coordinamento con la Nato denomimate «Rapid Trident-2021», manovre che andarono avanti fino al 1° ottobre con la partecipazione di 4mila soldati ucraini e 2mila stranieri. La presenza della Nato è palpabile, tant'è che il portavoce del Pentagono John Kirby ritiene l'aggressione un atto che va oltre l'invasione ucraina: «Gli Stati Uniti e gli alleati difenderanno i propri territori. É stato un attacco armato contro tutti». E poi l'hub di Yaroviv ospitata soldati professionisti provenienti da tutto il mondo per aiutare l'Ucraina: da Stati Uniti, Regno Unito, Australia, ed Europa. Olandesi e svedesi, per la precisione, che risulterebbero feriti. Come il tenente scandinavo Joan Sundstedt, che su Facebook qualche giorno fa spiegava di sentirsi «orgoglioso nell'aiutare ad addestrare i fratelli ucraini».
Mentre il ministro della difesa ucraino Oleksii Reznikov accusa Mosca di aver compiuto un «atto terroristico sulla pace e la sicurezza vicina al confine con Ue e Nato», lo stato maggiore dell'esercito cerca di capire da dove siano stati lanciati i razzi mortali. Due le ipotesi: potrebbe trattarsi di missili da crociera lanciati dal Mar Nero, oppure di un'operazione condotto da una squadra di caccia decollati dalla base militare di Saratov, in Russia. Gli aerei si sarebbero diretti prima a sud, verso il Mar Nero, per poi risalire fino all'Oblast di Lviv. In serata l'aviazione russa ha colpito altre località del nord ovest: Ternopil, Rivne e Volyn, mentre l'ambasciata Usa a Kiev deplora gli assalti all'Ipsc definendo «eroi» i soldati che hanno perso la vita.
L'attacco perpetrato dai russi su Leopoli è diretto a colpire valori simbolici e pratici della città. Nel simbolismo si incarna appieno lo spirito ucraino. Non a caso i suoi abitanti hanno costituito la spina dorsale della «rivoluzione arancione» del 2004, e dieci anni dopo di EuroMaidan. Gli aspetti pratici sono racchiusi nella strategia del Cremlino, che ha iniziato già da venerdì con Lutsk a intervenire in quell'area, con lo scopo di tagliare i rifornimenti di armi provenienti dall'Occidente.
Resta da capire che cosa accadrà nei prossimi giorni in quello che è a tutti gli effetti il quarto fronte della guerra. Anche perché i militari russi potrebbero arrivare praticamente a trovarsi di fronte all'Alleanza atlantica, che soprattutto in Polonia ha spostato le unità d'élite statunitensi di stanza in Europa.
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