Coronavirus

"Razzismo contro i cinesi". L'ambasciata protesta

Denunciati insulti e casi d'intolleranza in Italia. A Roma un cartello: "Qui non potete entrare"

"Razzismo contro i cinesi". L'ambasciata protesta

Quel che si diffonde, per ora, è soprattutto la paura. E la paura genera insofferenza. Il «Coronavirus», in Italia, ha già suscitato una specie di fobia collettiva, e nelle città già si registrano episodi di avversione per i cinesi.

A Roma, ieri mattina, al di fuori da un bar vicino alla fontana di Trevi è stato affisso un cartello: «A causa delle disposizioni internazionali di sicurezza - recitava - tutte le persone provenienti dalla Cina non hanno il permesso di entrare in questo locale. Ci scusiamo per l'inconveniente». In seguito è stato rimosso, ma il segnale è eloquente. «Assolutamente ingiustificato» ha detto la sindaca Virginia Raggi - stop psicosi e allarmismi. Ascoltiamo solo indicazioni e pareri delle autorità sanitarie». E le autorità sanitarie ovviamente invitano alla calma. «Bisogna evitare allarmismi ma dire che non ci saranno altri casi è negare la realtà» dice il direttore dello «Spallanzani» Giuseppe Ippolito.

Rassicurare non basta, a quanto pare. «Una mia amica che vive a Milano da tutta la vita, non è riuscita a prendere un taxi - ha raccontato Francesco Wu, che rappresenta i commercianti stranieri in Confcommercio a Milano - perché quando il tassista ha visto che era cinese se ne è andato, e i bambini che vengono presi in giro». A Roma invece le auto bianche assicurano che è tutto sotto controllo: «Non stiamo prendendo nessuna precauzione particolare - ha spiegato un tassista - Alla centrale ci suggeriscono di lavarci le mani spesso e igienizzare l'auto».

Brutto episodio a Firenze, dove due turisti cinesi che camminavano sul lungarno sono stati ripetutamente insultati. Lo si vede chiaramente in un breve video condiviso anche da Angelo Hu, giovane commerciante di Campi Bisenzio. A pochi chilometri di distanza, a Prato, capitale storica della comunità cinese in Italia, il tempio buddista «Pu Hua» ha attivato un osservatorio contro i casi di razzismo e violenza verbale, e il segretario Davide Finizio, si è fatto carico di raccogliere le denunce che in queste ore vengono formulate sugli episodi di intolleranza legati alla paura della malattia.

L'ambasciata cinese in Italia, intanto, esprime «la più forte e assoluta denuncia e condanna» di episodi di razzismo e discriminazione nei confronti di cittadini cinesi a causa della diffusione del Coronavirus. «Negli ultimi giorni in Italia - dichiara la rappresentanza diplomatica - si sono verificati casi di intolleranza, sfociati persino in episodi di insulti e discriminazioni nei confronti dei cittadini cinesi. Esprimiamo la nostra più forte e assoluta denuncia e condanna di fronte a tali avvenimenti», spiega l'ambasciata di Pechino che chiede anche alle autorità italiane «di tutelare i diritti legittimi dei cittadini e delle comunità cinesi presenti in Italia».

La psicosi sarebbe alimentata pure da alcune «catene di Sant'Antonio» che girano diffondendo fake news dalla Cina o improbabili consigli di presunti medici. «Forme di discriminazione nei nostri confronti ci sono, e sono sempre meno isolate - spiega Lucia King, portavoce della comunità cinese a Roma - ma almeno in minima parte le capisco. Sempre di più con il trascorrere dei giorni, perché non sono solo gli italiani ad avere paura. Ne hanno, e tanta, anche i cinesi».

Le zone a più alta frequentazione di cittadini orientali, come via Paolo Sarpi a Milano e il quartiere Esquilino a Roma, sono decisamente meno affollate del solito. Ma già sono partite le prima iniziative e manifestazioni di vicinanza e «antirazzismo». Sui social è partita anche una catena di di solidarietà, «nonabbiamopauradeicinesi», con le foto di italiani e cinesi. E proprio a Sarpi ieri l'assessore comunale milanese Cristina Tajani ha partecipato a un pranzo per sensibilizzare contro i pregiudizi.

In quella occasione, Wu ha stimato che «per le imprese cinesi questo allarme possa causare perdite per 4 milioni di euro al giorno». L'ufficio studi Fipe - Confcommercio stima inoltre che l'allarme stima che nei circa 5mila ristoranti cinesi si registri una perdita di fatturato del 70%: circa 2 milioni di euro al giorno.

E se a questo si aggiungono i 500mila euro che i turisti cinesi in Italia spendono ogni giorno per mangiare, la perdita complessiva della ristorazione è di 2,5 milioni.

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