Rebus AstraZeneca. "Sì per tutte le età, meglio se under 55". Gli scienziati divisi

L'ok di Aifa che consiglia di usarlo per i più giovani e di preferire Pfizer e Moderna per gli anziani. Galli: "Giusto, pochi dati". Cauda: "Meglio se dato a tutti". Scelta ai centri vaccinali in base alle esigenze

Rebus AstraZeneca. "Sì per tutte le età, meglio se under 55". Gli scienziati divisi

Dopo quello dell'Ema, è arrivato il via libera di Aifa alla somministrazione del vaccino prodotto da AstraZeneca in Italia «seppure i dati a disposizione indichino una efficacia inferiore a quella degli altri due vaccini disponibili la comparazione tra i tre vaccini è difficile, tenuto conto delle diversità delle popolazioni studiate e della necessità di completare gli studi». Aifa in ogni caso «raccomanda l'utilizzo preferenziale del farmaco« sui soggetti di età inferiore ai 55 anni. Il vaccino non è vietato per tutti gli altri, ma esiste la forte pressione a utilizzarlo sui più giovani. Saranno quindi i centri vaccinali a decidere in base alle esigenze: qualora dovessero avere a disposizione dosi di farmaci già sperimentati sugli anziani per esempio Pfizer o Moderna potranno decidere di inocularle alle persone over 55. Lasciando AstraZeneca agli altri. L'Aifa ha inoltre fatto una dichiarazione di non equivalenza di Astra Zeneca con gli altri due prodotti commercializzati in Europa, perché non presenta la stessa efficacia.

Un'ombra in più sul prodotto più atteso nell'Unione europea. «La raccomandazione all'utilizzo per chi ha da 18 a 55 anni è una scelta giusta, perché i dati disponibili riguardano l'efficacia in questa fascia di età», commenta il presidente dell'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri. «Non ci sono studi sugli anziani al momento, ma è una situazione dinamica». Dello stesso parere è l'immunologa dell'università di Padova, Antonella Viola: «Al momento i risultati sugli over 55 sono ancora troppo pochi. Io credo sarebbe stato meglio stare addirittura sotto i 50 anni». Prosegue Massimo Galli, infettivologo dell'ospedale Sacco di Milano: «I test condotti da AstraZeneca hanno coinvolto 11mila 636 persone, l'87,8 per cento di età compresa fra 18 e 55 anni. Questo mette in evidenza come i dati di efficacia sulle persone più anziane siano ancora troppo pochi per poter dare il via libera a tutti». Da parte sua Roberto Burioni, virologo del San Raffaele, ricorda: «L'Ema ha precisato che non ci sono ancora abbastanza dati per affermare l'efficacia di questo vaccino sopra i 55 anni. Il prodotto però è stato ugualmente approvato per le persone più anziane, sulla base delle aspettative». Abbastanza cauto, ma ottimista per il prossimo futuro, è il virologo dell'università Statale di Milano Fabrizio Pregliasco: «Se andiamo a vedere la casistica di AstraZeneca usata per la registrazione notiamo che gli anziani sono pochissimi. Ma sono certo che arriveranno nuovi dati in grado di confermare l'efficacia di questo prodotto per tutti. In una prima fase sarebbe giusto immunizzare solo gli under 65, in attesa di poter utilizzare questo prodotto in modo trasversale». Perché la domanda di vaccini cresce, mentre le case farmaceutiche fanno fatica a rispettare le scadenze. «Credo che in un momento così delicato sarebbe opportuno dare il via libera a tutta la popolazione, come ha saggiamente fatto Ema dice Roberto Cauda, virologo del policlinico Gemelli -. È vero che la sperimentazione ha riguardato soprattutto soggetti sotto i 55 anni, ma questo non vuol dire che il vaccino non sia efficace anche su tutti gli altri. Di certo possiamo affermare che questo farmaco è assolutamente sicuro per tutti».

Proprio per questo Ema non ha posto gli stessi paletti della Germania, dove il vaccino di Oford non potrà essere somministrato agli over 65. «Personalmente non sono preoccupato neanche per i dati che attestano l'efficacia del vaccino di Oxford intorno al 60 per cento - conclude Cauda -. Sono gli stessi dei vaccini contro l'influenza, che facciamo ogni anno senza alcun problema.

Questo significa che non ci saranno vaccinati di serie A e di serie B. Quando una buona parte della popolazione sarà coperta, il virus comincerà a circolare sempre di meno. E si tornerà piano piano alla normalità. A prescindere dal vaccino utilizzato».

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