Gli appelli per la formazione di una maggioranza parlamentare «responsabile» a Madrid la più logica sarebbe quella tra socialisti e popolari - si sono fatti sentire già prima che gli elettori si recassero alle urne: tanto era chiaro che le speranze di combinarne una coerente con le compatibilità politiche dei partiti spagnoli erano inesistenti. Quattro chiamate alle urne in quattro anni non hanno sciolto un groviglio politico apparentemente inestricabile, reso se possibile peggiore dal nodo catalano. Il paradosso è che l'economia spagnola, nonostante tutto, regge, con un Pil in crescita quest'anno del 2,2% e un debito pubblico ancora alto ma in lieve discesa. Appare però necessario fermare la deriva politica prima che questo piccolo miracolo si esaurisca: la Spagna è già abbastanza scossa dal caos in Catalogna e dall'ascesa della destra radicale per rischiare che l'instabilità si trasformi in qualcosa di peggio. Ora, che le democrazie europee funzionino sempre meno è un'evidenza. E non è solo una questione di inadeguatezza delle tradizionali dinamiche politiche rispetto al «plebiscito quotidiano» reso possibile dalle piattaforme social. In realtà, non c'è come percepire il diffuso e palese calo nella qualità dei politici per spingere gli elettori alla disaffezione alle urne o a cambi continui di scelte che generano instabilità. E quando i numeri non consentono di formare maggioranze coerenti, non resta che affiancare la spregiudicatezza all'aritmetica. In certi casi (come purtroppo in Italia) si passa il limite della decenza con risultati sconfortanti. In altri è il caso della Germania - l'incontro forzato tra avversari produce governi «di responsabilità nazionale» più credibili che hanno però a loro volta un difetto: si rivelano alla lunga politicamente deboli, aprendo la strada a forze nuove. A pagare il prezzo politico, più ancora che i partiti principali che progressivamente si svenano, sono le formazioni cui era stata data l'occasione unica di essere determinanti e che si sono tirate indietro perché pretendevano troppo. In Germania era stato il caso dei liberali, che non vollero formare una maggioranza di compromesso con la Merkel e i socialisti e furono puniti dagli elettori alle elezioni successive. La prospettiva che ha davanti la Spagna è per certi versi simile.
I liberali di Ciudadanos avrebbero potuto sostenere il socialista Sanchez, ma hanno rifiutato ogni compromesso; la sinistra di Podemos ha costretto il leader del Psoe a queste ennesime elezioni con un suo clamoroso voltafaccia: sono entrambi in calo, e non per caso. Venirsi incontro nel nome dell'interesse nazionale non è una vergogna. A Madrid amano l'intransigenza, ma dovrebbero imparare una lezione tedesca, prima che sia troppo tardi.
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