Nuovi eroi dei nostri tempi disgraziati: il social manager dell'«Inps per la famiglia». Questo signore, a cui va tutta la nostra solidarietà umana, ha avuto la malsana idea di pubblicare un post con l'hashtag #redditodicittadinanza e l'avviso su come verificare l'importo sul sito Inps. L'effetto è stato quello di sventolare una braciola davanti ad un branco di caimani. Migliaia di utenti in attesa dei soldi promessi loro da Di Maio hanno investito l'account Inps con una quantità impressionante di quesiti, quasi sempre a sproposito, sulla loro singola richiesta e sul perché questo e perché quell'altro. Il social media manager, con un'ingenuità che sfiora la follia, ha avuto la seconda idea sbagliata della giornata: rispondere. Si è creato così un incredibile reality show, tra domande assurde scritte in una lingua lontanamente simile all'italiano, e le risposte sempre più esasperate del povero addetto Inps. Un teatrino che dimostra tre cose. Primo, l'erogazione del sussidio è un casino pazzesco e l'importo reale è molto più basso di quello che si aspettano i beneficiari. Secondo, il livello di ignoranza degli italiani è spaventoso. Terzo, a nessuno sembra fregare nulla della ricerca di un lavoro con i fantomatici «navigator», interessano solo i soldi del reddito. Quarto, il lavoro nero non è percepito come un'attività illegale ma come una specie di alternativa al lavoro regolare. Tanti infatti domandano proprio all'Inps come procedere a chiedere il reddito di cittadinanza in quanto lavoratori in nero. «A me sono arrivati regolarmente i 780 euro più lo stipendio in nero» si vanta un genio con nome e cognome in chiaro. Un altro domanda per i figlio che, spiega, «non ha mai lavorato legalmente», un altro chiede invece delucidazioni sul reddito di cittadinanza per la moglie mentre «io lavoro in nero». Tanto che il povero social manager Inps è costretto ad avvisarli che, scrivendo pubblicamente di evadere tasse e contributi Inps sulla pagina dell'Inps, sarà costretto a segnalarli agli ispettori Inps. Poi ci sono quelli che volevano più soldi e sono arrabbiati con l'Inps. Il signor Daniele Mancuso si lamenta perché gli sono arrivati solo 217 euro e non i 1.180 «villantati», voce del verbo «villantare» probabilmente. Un'altra tizia, Emanuela Marino, dice che ha ricevuto solo 300 euro e non le bastano. A questo punto l'addetto Inps è già sbarellato e risponde agli stalker del reddito aizzandoli contro il governo: «Lo dica ai rappresentati politici, noi applichiamo le leggi». Come si fa? «Vada sui loro profili social», li fomenta. Il dibattito vira sulla polemica politica con una tizia di Napoli, fan grillina, che minaccia il social manager dell'Inps colpevole di non garantire soldi facili a tutti: «Quando ci sarà la rivoluzione, dove ti nasconderai?» domanda la grillina napoletana, una «analfabeta funzionale» ribatte il dipendente Inps, ormai fuori controllo. Sempre con la stessa utente si era scontrato prima perché lei, senza il pin per entrare nella pagina riservata Inps, si lamentava di non avere notizie del suo reddito: «Basta richiedere il pin a Poste o a Inps. Oppure è troppo impegnata a farsi i selfie con le orecchie da coniglio?» le scrive la pagina Inps. Anche con un altro utente la pazienza è finita e all'ennesima domanda idiota sbrocca: «Ma insomma! Deve avere Spid e Pin che non ha richiesto nonostante glielo abbiamo detto 1000 volte». «L'Inps per la famiglia» è scoraggiato, è palese abbia un'opinione negativa sul reddito di cittadinanza malgrado il nuovo presidente dell'Inps, Pasquale Tridico, sia stato messo lì da M5s.
Qualcuno infatti interviene e avvisa che il circo chiude, d'ora in poi «risponderemo solo a commenti inerenti agli aspetti tecnici delle prestazioni erogate da Inps», fino alle scuse ufficiali di Tridico. Peccato, per una volta che l'Inps aveva parlato chiaro...
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