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Il reddito di cittadinanza del M5s perde pezzi

Di Maio: "Stamperemo 6 milioni di tessere". Davigo: "Sarà difficile fare controlli". E la Lega "riscrive" la riforma e "smonta" i centri per l'impiego

Il reddito di cittadinanza del M5s perde pezzi

Da un lato c'è la propaganda, dall'altro la realtà. Da un lato ci sono gli annunci, dall'altro i fatti. Sul reddito di cittadinanza, il vicepremier pentastellato Luigi Di Maio in pompa magna ha affermato: "Ogni beneficiario riceverà una tessera a casa ed una serie di impegni da prendere. Ho già dato mandato di stampare le prime cinque o sei milioni di tessere elettroniche".

Il Pd è passato subito all'attacco. "Mi chiedo su quali basi legali posso aver dato questa indicazione? Chi ha ordinato la stampa? Sulla base di quale atto legislativo? O Di Maio mente o qualcuno sta commettendo un abuso di ufficio con relativo danno erariale visto che l’introduzione del reddito di cittadinanza non è una legge approvata dalle Camere", ha tuonato il senatore Marcucci.

Ma a esprimere dubbi sulla misura voluta dal M5s non sono solo le opposizioni. Uno dei magistrati più ascoltati dai grillini, Piercamillo Davigo, ha subito messo in chiaro una delle problematiche: "In un Paese con 12 milioni di evasori fiscali mi sembra difficile poter fare controlli adeguati sul reddito di cittadinanza". Insomma, il rischio truffe sarà altissimo.

Più che una critica, la Lega invece sembra volere riscrivere buona parte dell'impalcatura su cui si reggerà la misura sociale. Motivo? Evitare che il sussidio si trasformi in assistenzialismo. E dunque, secondo il sottosegretario alle Infrastrutture nonché consigliere economico di Salvini, Armando Siri, bisogna spostare il baricentro del reddito di cittadinanza dai centri per l’impiego alle imprese. Sì, proprio i centri per l'impiego considerati da Di Maio il fulcro per l'erogazione del sussidio, secondo il leghista vanno in pratica smontati. Sia perché il tempo per potenziarli è poco sia perché il loro funzionamento è inefficace e sia perché il rapporto che hanno non solo con le imprese ma anche con Inps, Agenzia delle Entrate e Camere di commercio è alquanto deficitario.

Ecco dunque arrivare, come scrive Il Sole24ore, la proposta leghista: "Erogare il reddito di cittadinanza direttamente all’azienda che si occuperà di formare e riqualificare il disoccupato. Sostanzialmente, l’impresa agirà da “sostituto d’imposta”, versando l’equivalente all’interessato. Che, al termine del periodo di formazione-lavoro, potrà essere assunto dalla stessa impresa, oppure mettersi sul mercato con un bagaglio di competenze aggiornato".

Il paradosso è che l'idea di Siri sia stata subito accolta positivamente proprio dal M5s. O almeno dal capogruppo al Senato Stefano Patuanelli. Che ha dichiarato: "Trasferire il reddito di cittadinanza all'impresa che assume chi lo percepisce è una proposta intelligente. È un'ipotesi su cui stiamo lavorando. Pensare che un'impresa assuma chi percepisce il reddito di cittadinanza e che quel reddito venga trasferito all'impresa credo sia una buona idea per favorire l'occupazione".

Una buona idea partorità però dalla Lega sul tema cardine della campagna elettorale e governativa del M5s.

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