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"Per il reddito serve formazione"

L'ente: «Dopo anni da disoccupati è necessario un reinserimento»

"Per il  reddito serve formazione"

Roma «Una quota dei percettori del reddito di cittadinanza non potranno essere introdotti direttamente nel mondo del lavoro ma avranno bisogno di un percorso di inserimento sociale. Occorrono interventi integrati con la formazione per promuovere il reinserimento». È la valutazione di Stefano Sacchi, presidente dell'Inapp (Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche), l'ente pubblico di ricerca vigilato dal ministero del Lavoro, ma indipendente nella sua attività scientifica e di valutazione.

Significa che i lavoratori che verranno chiamati dai navigator per la ricerca di un lavoro avranno bisogno di un trattamento integrato?

«Esattamente. Soprattutto dopo anni di disoccupazione. Hanno bisogno di acquisire anche quelle competenze trasversali di cui c'è bisogno nel mondo del lavoro: adattabilità, capacità di risolvere problemi, empatia e orientamento al cliente. L'istituto ha molti strumenti analitici su questi aspetti, che sta mettendo al servizio del sistema, nell'interesse del Paese».

Quindi l'attività di studio dell'Istituto riguarda anche il reddito di cittadinanza?

«Certamente. In futuro andremo a valutare gli esiti del provvedimento, ma ci vuole un periodo sufficientemente lungo per una valutazione realistica. Per questo l'attività di valutazione del reddito di inclusione verrà estesa, quando sarà possibile al reddito di cittadinanza».

Mentre la valutazione del reddito di inclusione non è stata richiesta da Di Maio?

«Assolutamente no, è un'attività prevista dal nostro piano triennale. Non sarà il comitato scientifico a valutare, ma noi come ricercatori. Stiamo parlando di misurare gli esiti della misura in termini di inserimento sociale e lavorativo».

A proposito di attività europee, Inapp è anche agenzia di Erasmus plus in Italia

«Sì, abbiamo questo incarico dalla Commissione Ue sul programma Erasmus plus di cui siamo agenzia nazionale. Ciò significa che selezioniamo i progetti da finanziare per conto dell'Unione. In ossequio alle regole della Commissione, lo facciamo avvalendoci di valutatori indipendenti.

Ecco spiegato il numero di consulenti esterni: sono i valutatori del programma Erasmus».

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