Referendum, autogol del Sì con gli italiani all'estero

Bufera sulla lettera del premier ai nostri emigrati Appello di Fi e Lega al Quirinale. Rischio brogli

Referendum, autogol del Sì con gli italiani all'estero

Ci vorrebbe un Charlie Chaplin redivivo, per rappresentare il succedersi vorticoso delle notizie che nella sala del mappamondo, ops nell'ufficio di Matteo Renzi a Palazzo Chigi, rendono oltremodo inquieto, anzi disperato, il presidente del Consiglio.

«Nuove dal fronte interno?», s'informa il poveretto. «Male, malissimo» gli rispondono con mestizia. Il «No» allarga la forbice nei sondaggi e persino il più benevolo dei sondaggisti, l'Ixè, lo porta a tre punti di distacco nei confronti del «Sì». Sarebbero più di undici, invece, per una rilevazione di Mannheimer commissionata dal Comitato dei lavoratori per il No: un distacco-record. «E la vicenda della Puppato cacciata via dall'Anpi ha funzionato?», chiede ancora Pinocchietto nostro. «Si sgonfia, purtroppo», sono costretti a deluderlo. Il presidente dell'Anpi, Carlo Smuraglia, come la sezione di Treviso che non ha rinnovato la tessera alla senatrice Pd, chiariscono che la Puppato può pensarla come vuole, persino fare propaganda, ma «con discrezione», non strumentalizzando il proprio dissenso come se l'Anpi fosse spaccata al proprio interno su un tema come la Costituzione «nata dalla Resistenza», che per i partigiani è sacro.

Il fronte internazionale? «Peggio che andar di notte: pure Standard & Poor's si smarca dalla strategia del terrore», infierisce lo staff. «Dice che se il referendum viene bocciato non avrà impatti sui mercati finanziari...». Ma almeno la campagna per gli italiani all'estero, perbacco! «Infuria la bufera sulla tua lettera, Matteo».

Questo, ieri, era il fronte più rovente. Non bastava una denuncia interna alla Farnesina, rimasta lettera morta, sul sistema del voto per corrispondenza «che non garantisce né libertà né segretezza» e paventa il forte rischio di brogli. A suscitare lo sdegno unanime s'è aggiunta una lettera a firma del premier arrivata ai residenti all'estero in contemporanea con il certificato elettorale. Vi campeggia qualche refuso, l'infelice motto Basta un sì e l'ambiguo succo: «Siamo a un bivio... Con il vostro voto l'Italia sarà più forte, sarete voi a decidere se questa Italia deve continuare ad andare avanti o tornare indietro». Una mossa «scorretta, sleale, gravissima, ennesima anomalia, roba da Procura», com'è stata subito bollata da Forza Italia e Lega, che hanno chiesto l'intervento del capo dello Stato. Anche il comitato del No di Grandi ha invocato l'intervento urgente di Mattarella, mentre la Sinistra di Scotto e il grillino Fico (più la minoranza dem) chiede chi abbia concesso al Pd i nominativi degli iscritti alle liste elettorali all'estero, che non sono pubblici né utilizzabili a fini di propaganda (il Pd, Gazzetta Ufficiale del 2014 alla mano, sostiene invece di sì). Elenchi, peraltro, gonfiati di almeno 31.

462 elettori in virtù di una circolare del Viminale che estende oltre i limiti di legge il termine per gli italiani temporaneamente all'estero per iscriversi e votare per corrispondenza. È stato sufficiente registrarsi con una semplice email, neppure «pec». Plastica dimostrazione che a volte, quando Renzino vuole, basta davvero un «Sì».

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