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Il "regalo" agli Statali prima delle elezioni: aumento da 85 euro

Riguarda 250mila dipendenti pubblici. Renzi: "Non trascureremo le altre categorie"

Il "regalo" agli Statali prima delle elezioni: aumento da 85 euro

Il clima natalizio, corroborato da quello di fine legislatura, non poteva che fare bene agli statali. Nella notte tra venerdì e sabato, per la precisione alle 3:56, un tweet del ministro Marianna Madia ha annunciato la firma dell'intesa sul nuovo contratto dei dipendenti della Pubblica amministrazione, che porterà nelle loro tasche circa 85 euro al mese. Il primo aumento dopo il blocco di otto anni della contrattazione che a suo tempo era stato deciso per le difficoltà dei conti pubblici e che poi è stato interrotto da una sentenza della Consulta.

L'accordo firmato ieri è quello delle amministrazioni centrali. Quindi non riguarda 3,5 milioni di dipendenti pubblici, ma 247.000 ministeriali, dipendenti delle Agenzie fiscali ed enti pubblici non economici. Gli altri seguiranno. Probabilmente prima delle elezioni.

L'intesa è stato siglata tra Aran, Cgil, Cisl, Uil e Confsal (non hanno firmato Usb, Cgs e Cisal) e prevede aumenti in linea con quelli decisi nell'accordo di novembre tra governo e gli stessi sindacati. In sintesi, gli incrementi andranno da 63 a 117 euro mensili lordi a regime. Saranno riconosciuti gli 80 euro di Renzi anche a chi, con l'aumento di contratto, avrebbe superato la soglia che dava diritto al bonus. Alle retribuzioni più basse va aggiunto un assegno per dieci mensilità tra i 21 e i 25 euro. La tranche di aumenti per il 2018 dovrebbe scattare da febbraio-marzo.

Firma arrivata nel giorno del via libera definitivo alla legge di Bilancio, che ha come primo capitolo di spesa proprio i 2,8 miliardi destinati agli aumenti per gli statali.

Il governo, e quindi il Partito democratico, ha puntato tutto sul pubblico impiego e dintorni. Il premier Paolo Gentiloni ha commentato con un sobrio «L'Italia merita fiducia». Il ministro Madia ha sottolineato come l'intesa rappresenti il rispetto di un impegno preso con i sindacati e assicurato che il governo continuerà «a lavorare fino alla fine della legislatura per mantenere» gli altri impegni.

I segretario Pd Matteo Renzi è stato tra i primi a commentare e si è preoccupato di annunciare i prossimi contratti: «In rapida successione andranno in porto anche quelli sulla scuola, sulla sanità e sugli Enti Locali. Le risorse, faticosamente trovate in questi anni, sbloccano i contratti dopo 10 anni. Perché i politici che governano si dividono tra chi i contratti li blocca per anni e chi li rinnova come succede nei paesi normali. Noi apparteniamo alla seconda categoria».

Chiaro il messaggio. I tre milioni e passa di dipendenti pubblici non possono che votare Pd.

Soddisfatti i sindacati. La Cgil Fp ha sostenuto che il contratto «archivia la riforma Brunetta». In effetti si basa sulla riforma Madia che ha scardinato molti dei cambiamenti introdotti dall'ex ministro di Forza Italia, sospesi insieme al rinnovo del contratto. Ad esempio, una parte degli aumenti attribuita esclusivamente agli statali meritevoli. Un criterio mai applicato perché sopravvenne il blocco degli aumenti. Ma al sindacato della sinistra guidato da Susanna Camusso non piacciono nemmeno le riforme di Renzi e difficilmente la firma di ieri farà desistere tanti esponenti di Corso d'Italia dall'impegnarsi per LeU di Bersani, D'Alema e Boldrini piuttosto che per il Pd.

Soddisfatti anche la la Cisl, la Uil e la Confsal, sindacato autonomo che ha parlato di «grande senso di responsabilità» nel siglare l'intesa. Insomma, non sarà facile capitalizzare il risultato in termini di voti. Il contratto segue altre misure pro pubblico impiego rilevanti.

Nella legge di Bilancio, c'è ad esempio la stabilizzazione per 18 mila insegnanti precari e dei ricercatori. Poi aumenti extra per i professori universitari. Il bacino elettorale della vecchia sinistra, che il Pd renziano vuole riconquistare.

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