Coronavirus

Le Regioni attaccano Conte: "Non ci ha ascoltato, ha umiliato gli italiani"

Il premier finisce nel mirino dei governatori locali: "Preoccupazione per il mancato ascolto, così si offende il senso di unità nazionale"

Le Regioni attaccano Conte: "Non ci ha ascoltato, ha umiliato gli italiani"

Il nuovo Dpcm fotografa una situazione piuttosto inquietante: la maggior parte delle richieste avanzate dalle Regioni è stata scartata da Giuseppe Conte. Nella serata di ieri i governatori avevano indirizzato una lettera al premier attraverso cui avevano chiesto di ripensare alle misure contenute nella bozza del decreto. È vero che grazie ai rappresentanti locali è stata scongiurata la chiusura domenicale di bar e ristoranti, ma è altrettanto evidente che molte istanze dei presidenti sono state ritenute fuori luogo. Tra le altre cose era stato chiesto di evitare uno stop generalizzato su tutto il territorio nazionale, di estendere la didattica a distanza al 100% per le scuole secondarie superiori e per le università, di lasciare aperti gli impianti nei comprensori sciistici e di prevedere nel fine settimana la chiusura dei centri commerciali con eccezione di alimentari e farmacie.

Inoltre era stata sottoposta all'attenzione dell'esecutivo la necessità di valutare le chiusure relative a palestre, piscine, centri sportivi, cinema e teatri "anche valutando i dati epidemiologici di riferimento". Una serie di proposte che è finita nel cestino. Il menefreghismo del presidente del Consiglio ha provocato l'ira di alcuni governatori. Tra questi il piemontese Alberto Cirio, pur definendosi consapevole che il costante aumento dei contagi richiedeva inevitabilmente un'ulteriore stretta, si è detto molto preoccupato dal fatto che "le istanze che come Regioni abbiamo difeso in due giorni di confronto, per una apertura fino alle 23 di bar e ristoranti, anche solo su prenotazione, così come quelle di garanzia per palestre e piscine, non siano state accolte".

"Italiani umiliati"

Il Dpcm firmato nella notte non è andato giù neanche a Giovanni Toti, che lamenta la presenza di diverse norme che appaiono del tutto incongruenti e dal sapore punitivo: "La chiusura alle 18 dei ristoranti ad esempio. Come Regioni avevamo chiesto infatti che fosse portata alle 23. Spero che almeno questa volta il sistema di risarcimento sia efficace e puntuale, perché si rischia la chiusura di molte imprese". Il presidente della Liguria non ha gradito che siano state ignorate molte delle semplificazioni sul sistema di tracciamento che erano state proposte. Ad esempio avevano sollecitato Conte a destinare i tamponi (molecolari o antigenici) solamente ai sintomatici e ai contatti stretti (familiari e conviventi) su valutazione dei Dipartimenti di prevenzione per rendere sostenibile il lavoro delle Asl/Regioni in tempo di emergenza riducendo il carico di lavoro dovuto alle difficoltà nel contact tracing: "Procedure che oggi impegnano, ormai inutilmente, centinaia di addetti del nostro sistema sanitario".

Durissimo l'affondo di Nino Spirlì, che ha così commentato le ultime misure partorite dai giallorossi per arginare la diffusione del Coronavirus: "Il confronto in Conferenza Stato-Regioni sulle regole per affrontare la nuova emergenza Covid, voluto dal governo, è stato assolutamente inutile". Il presidente facente funzioni della Regione Calabria ha puntanto il dito contro "l'incapacità di questo governo" di ascoltare le richieste che arrivano dai territori e le urgenze di tutte le categorie sociali e produttive. Tutto ciò "non solo sorprende, ma offende il senso di unità nazionale di cui tutti gli italiani, oggi, hanno assolutamente bisogno". E ha denunciato che mentre il premier e l'intero esecutivo chiedono una nuova unità nazionale, "al chiuso del Palazzo la umiliano fino al punto di privarla di ogni possibilità di vita futura".

A punzecchiare le decisioni di Conte è stato pure Nello Musumeci della Sicilia: le Regioni avevano chiesto di fare altro e di muoversi in direzione di scelte ragionate, sostenibili ed equilibrate tra diritto alla salute e diritto a una vita quanto più ordinaria possibile, ma "il governo nazionale si è assunto la responsabilità di fare pesare le chiusure sul settore della ristorazione, della cultura e dello sport".

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