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Regioni in pressing per negozi e teatri. Pubblico allo stadio, l'ok per gli Europei

Domani vertice con Draghi. Asse tra presidenti di centrodestra e Bonaccini, ma il Pd frena le richieste sulle ripartenze selettive. Prima deroga per l'evento di giugno a Roma

Regioni in pressing per negozi e teatri. Pubblico allo stadio, l'ok per gli Europei

Il nuovo round tra governatori e premier Draghi è fissato per domani alle ore 17, dopo la riunione in videoconferenza dei presidenti di Regione. Il tema all'ordine del giorno è il Recovery plan ma di fatto si tratterà di una cabina di regia sulle riaperture, chieste a gran voce dai governatori, ma non proprio da tutti. Se da una parte si è formato un asse «aperturista» tra quelli di centrodestra e il presidente della Conferenza Stato-Regioni Stefano Bonaccini, governatore Pd dell'Emilia Romagna, sull'idea di far ripartire (con modalità da definire) bar, ristoranti, negozi, cinema e teatri, altri colleghi del suo partito come Nicola Zingaretti e Vincenzo De Luca sono invece molto più tiepidi per non dire contrari, mentre il pugliese Michele Emiliano avrebbe tenuto chiusi persino asili e scuole elementari.

La linea maggioritaria però è quella che chiede al governo di programmare, magari già dal 20 aprile, la ripartenza per le attività economiche colpite dalle chiusure imposte dai vari dpcm, compreso l'ultimo firmato dall'attuale esecutivo. Proprio quel decreto contiene un generico impegno ad allentare le misure «qualora lo consentano l'andamento dell'epidemia e l'attuazione del piano vaccini». I governatori vogliono che questa «clausola» si traduca in un meccanismo concreto. Il pressing viene soprattutto dai presidenti di centrodestra. Quelli leghisti hanno una lista di richieste molto precise per Draghi: «Via libera a cinema e teatri con il contingentamento, ristoranti aperti a cena nelle regioni con dati da zona gialla, locali con saracinesca alzata fino alle 18 anche in zona arancione con tavoli distanziati e all'esterno, via libera anche agli sport one to one» spiegano fonti Lega. Salvini chiede di rivedere i protocolli per l'accesso, sull'esempio del documento concordato tra Comune di Verona, ministero della Cultura e Regione Veneto per portare il limite di posti numerati (e distanziati) all'Arena di Verona da 3mila a 6mila. Il presidente veneto Luca Zaia propone di rivedere i parametri - stabiliti dal ministero della Salute - con cui decidere il colore (da rosso a bianco) di una regione: «Credo che i 21 parametri siano superati rispetto alla diagnostica, il sistema di cure e il vaccino». Bonaccini ha in mente una riapertura selettiva per alcune categorie particolarmente danneggiate, come gli operatori del settore matrimoni che «non lavorano da un anno e mezzo», ma anche parrucchieri ed estetisti. «Fino a poche settimane fa ricorda Bonaccini potevano lavorare anche in zona rossa, perché si presumeva che non fosse lì il problema. Il mio timore, come ci arriva voce, è che se presto non riaprono inizino a lavorare a domicilio».

Anche Attilio Fontana (Lombardia) punta su una ripartenza selettiva, «nel momento in cui si rispettano le regole sono convinto che il ristorante sia meno pericoloso che andare in metropolitana. Sono anche dell'opinione che si dovrebbero individuare alcune attività che risultino provatamente pericolose: si chiudano quelle. Per il resto, da fine aprile si dovrebbe ricominciare gradualmente con delle aperture». Il governatore ligure Giovanni Toti chiederà due cose a Draghi: «Vaccinare e programmare di qui alle prossime settimane le riaperture per tante categorie che hanno bisogno di conoscere quale sarà il loro destino».

Intanto arriva un segnale positivo, il governo ha dato mandato al Cts «di individuare le migliori soluzioni per la presenza di spettatori allo stadio Olimpico» per gli Europei 2021, a giugno.

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