Cronache

Regista con la testa spaccata davanti al letto. La tesi del "tragico malore" non convince il pm

La Procura della Capitale ha aperto un fascicolo con l'ipotesi di omicidio

Regista con la testa spaccata davanti al letto. La tesi del "tragico malore" non convince il pm

Il corpo a terra, supino, in camera da letto. Una ferita profonda alla testa e a una mano, l'appartamento a soqquadro. Sangue vicino al corpo e su un ventilatore. Chi ha ucciso Massimo Manni, 61 anni, regista de LA7, trovato cadavere giovedì sera nella sua abitazione al 131 della Circonvallazione Clodia? Omicidio o tragico malore? La Procura di Roma non crede a una morte naturale per il regista di programmi tv come «Il Processo» di Aldo Biscardi, «Otto e Mezzo» di Lilly Gruber o «In Onda». Tanto che il pm Francesco Saverio Musolino apre un fascicolo per omicidio. Sul caso indagano gli agenti del commissariato Prati e gli esperti della scientifica.

Manni la mattina non si era presentato a un appuntamento con la sorella Valeria, tanto da farla insospettire. Sono le 19 quando i fratelli chiamano i vigili del fuoco per sfondare la porta. Al citofono e al campanello, difatti, Manni non risponde nonostante i due cercano disperatamente di entrare. Idem al telefono cellulare. Mezz'ora dopo la drammatica scoperta. Inutile l'intervento del 118, l'uomo è morto da ore. La serratura della porta d'ingresso è chiusa con una sola mandata o solo accostata come sembra sulle prime? Nessun segno di scasso sia al portone che alle finestre. Non solo. Gli inquirenti hanno trovato confezioni di medicinali, soprattutto ansiolitici. Prima ipotesi.

L'uomo si sarebbe sentito male per l'assunzione di psicofarmaci. Cadendo avrebbe battuto la testa, morendo. Ricostruzione che non convince il medico legale secondo il quale le ferite non sarebbero compatibili con un malore. Le tracce ematiche sul ventilatore porterebbero a tutt'altro scenario. Ma la sorella esclude categoricamente che il regista sia stato ucciso. «È probabilmente caduto e si è rotto la testa dopo un infarto - spiega la donna -. Faranno l'autopsia e ne sapremo di più, ma assolutamente non è un omicidio. L'esame autoptico si fa come prassi. L'avevo visto il giorno prima, siamo senza parole». Seconda ipotesi. Manni non era solo. Potrebbe aver avuto una discussione violenta e il suo assassino lo avrebbe colpito alla testa con il ventilatore, prima di andarsene chiudendo la porta dietro di sé. Ricostruzione avvalorata dalla serratura senza mandate. Certo è che chi lavorava con lui lo ricorda come una persona con gravi problemi di salute. Il regista si sarebbe trovato in una situazione drammatica negli ultimi tempi. Una forte depressione tenuta a freno con dosi massicce di psicofarmaci? Qualcuno ricorda che Manni da mesi non era più lo stesso. «A volte si addormentava davanti ai monitor» dicono. Che la morte non sia stata premeditata sarebbe confermato dal fatto che non è stato trovato alcun biglietto. Insomma, Manni non si sarebbe suicidato.

Sarà l'esame tossicologico, a questo punto, a stabilire se abbia assunto sostanze da provocare l'arresto cardiocircolatorio o se sia stato ucciso con un violento colpo alla nuca.

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