Magistratura

Registrazioni dei figli di coppie gay: adesso si muove anche la magistratura

La Procura sollecitata dal Prefetto chiede gli atti al Comune: il sindaco Giordani si è ribellato alla sentenza della Cassazione

Registrazioni dei figli di coppie gay: adesso si muove anche la magistratura

L'esito di questo braccio di ferro era nell'aria. L'opposizione di alcuni sindaci (espressione di maggioranze di centrosinistra) agli appelli lanciati dai prefetti a non registrare i figli di coppie omosessuali secondo quanto disposto dalla Cassazione non poteva che finire sul tavolo di un magistrato. La prima Procura a chiedere lumi sulla registrazione dei figli di coppie gay è quella di Padova. I magistrati padovani hanno infatti chiesto gli atti all'amministrazione comunale cittadina riguardanti le registrazioni di nascita dal 2017 ad oggi di 33 bambini figli di coppie formate da due donne. È l'arco temporale nel quale è in carica la giunta di centrosinistra del sindaco Sergio Giordani. Ora spetterà al Tribunale valutare se intervenire o meno sulla questione. La Prefettura già un mese fa aveva informato l'autorità giudiziaria delle procedure seguite dal Comune per iscrivere all'anagrafe i bambini di coppie gay, riferite nello specifico solo ai figli di due mamme, delle quali una biologica. In precedenza il prefetto Raffaele Grassi aveva inviato a tutti i sindaci della provincia di Padova una circolare per invitarli a rispettare la sentenza della Cassazione che blocca i riconoscimenti anagrafici per i figli delle coppie arcobaleno. In queste settimane, dopo un incontro con Grassi, definito dalle due parti cordiale nei modi ma non risolutivo nei fatti, Giordani non aveva mutato direzione, accogliendo l'ennesima richiesta di iscrizione di una coppia. Da parte sua la Prefettura aveva annunciato che avrebbe informato l'autorità giudiziaria «affinché potesse valutare l'eventuale esercizio, in sede civile, dell'azione di rettifica degli atti così formati».

La sentenza della Cassazione (datata 30 dicembre 2022) in pratica boccia la maternità surrogata stabilendo che solo il padre biologico può essere registrato all'anagrafe come genitore. Ed essendo, in pratica, vietato l'affitto dell'utero in Italia, diventa complicata la registrazione di figli di coppie gay concepiti e nati all'estero.

Questo nodo legislativo, irrisolto, è stato letteralmente spezzato da un nutrito gruppo di sindaci di centrosinistra che hanno detto di voler ignorare la sentenza della Cassazione in favore della richiesta delle coppie gay che chiedevano la registrazione dei propri figli nelle anagrafi comunali.

Un gruppo, capeggiato dal primo cittadino milanese, Beppe Sala, e di cui fanno parte anche il sindaco di Bari (Antonio Decaro) e quello di Verona (Damiano Tommasi). Gruppo che gode della benedizione della neosegretaria dem Elly Schlein che fa di questa battaglia una dei capisaldi del nuovo corso del largo del Nazzareno.

«Ho agito nell'esclusivo interesse dei bambini e dei loro diritti fondamentali - commenta il sindaco di Padova -. Ritengo sia un mio dovere. Evitare discriminazioni molto gravi è un obiettivo che supera i vuoti normativi e che persegue i valori Costituzionali». La battaglia ora si deve spostare in Parlamento, sostengono i dem. «Serve legiferare con urgenza sulla registrazione dei figli di coppie omogenitoriali e monogenitoriali - spiega il dem Alessandro Zan -.

La carenza normativa sul tema finisce per negare i diritti fondamentali dei minori».

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