Il regolamento capestro fa fuori la Appendino

Dopo due mandati elettivi si è incandidabili. E il sindaco di Torino è già stata consigliere

Il regolamento capestro  fa fuori la Appendino

Roma - Regolamento M5S, nota 4: tra «i requisiti essenziali ed inderogabili per candidarsi sotto il simbolo del Movimento 5 Stelle in qualsiasi tipo di elezione» ce n'è uno che sta cominciando a preoccupare la base e i vertici. La regola impone di «non aver già svolto, anche per periodi parziali, due mandati elettivi ad una o più delle cariche indicate al punto precedente». Vale, quindi, come «mandato elettivo» quello svolto come consigliere circoscrizionale, comunale, provinciale, regionale, parlamentare italiano ed europeo. Alcuni pentastellati ammettono che la «situazione è molto incerta» anche perché questo punto del regolamento potrebbe avere ripercussioni sulla selezione della classe dirigente del M5S, impedendo a chi ha fatto due esperienze amministrative di dover interrompere la carriera. Un esempio su tutti è Chiara Appendino, indicata da più di qualcuno come possibile candidato premier in alternativa a Luigi Di Maio o Alessandro Di Battista. Ma secondo il regolamento la Appendino, finita la sua esperienza da sindaco di Torino, dovrà fermarsi con la politica. Per sempre.

Sì ma «è il nostro modo di rinnovare i candidati, il Movimento nasce con queste regole, si può fare politica anche senza candidarsi», risponde chi è più ortodosso. Ancora non si parla apertamente di modifica, così come è avvenuto quando si è trattato di varare il codice degli eletti, ma nessuno nasconde i rischi: «È un intento nobile, quello dei due mandati, e va messo alla prova della realtà». Questa realtà dice che anche i deputati Ivan Della Valle, piemontese, e Nicola Bianchi, sardo, non potranno ricandidarsi. Così come sei dei 38 sindaci a Cinque Stelle d'Italia. Compresa Virginia Raggi, anche se il bis della sindaca di Roma sembra più che lontano. Tra i sei c'è pure l'ambizioso vice della Raggi alla Città Metropolitana, Fabio Fucci, sindaco di Pomezia. Uno che non sembra intenzionato a ritirarsi a vita privata. «Per ora mi occupo di Pomezia e della città metropolitana di Roma», si schermisce lui.

Così come Chiara Appendino ripete come un mantra: «Io penso a Torino». Ma proprio sotto la Mole c'è chi la vorrebbe a Palazzo Chigi. Le elezioni politiche non sono lontane, al più tardi fra un anno esatto, e «per la Appendino potrebbero esserci sorprese».

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