«Non starò mai in un Pd che fa accordi con i Cinque Stelle», è l'ultimatum di Matteo Renzi.
L'ex premier non l'aveva mai messa giù così dura, arrivando a preannunciare un distacco dal suo partito. Può sembrare un avviso a futura memoria, in caso di crisi o addirittura per la prossima legislatura. Ma non è così: la questione è già in ballo, ora, in quella Sicilia che tante volte è stata definita «laboratorio politico» d'Italia. Cinque Stelle e Pd (entrambi all'opposizione della giunta Musumeci) si corteggiano, si annusano, si toccano, si avvicinano. Sperimentano un feeling che, nelle speranze di alcuni, potrebbe preludere ad una vera e propria intesa, da estendere ben oltre lo stretto di Messina.
Basta sentire i big locali: c'è il capogruppo dem all'Ars Giuseppe Lupo (fedele di Dario Franceschini, esplicito sostenitore delle intese con la Casaleggio) che parla di «sintonia» con i grillini e spiega che «bisogna verificare se è possibile trovare un'intesa». Per fare insieme opposizione, intanto, ma in vista di un'alleanza per le prossime regionali. Magari con un pentastellato candidato alla presidenza. C'è l'europarlamentare M5s Ignazio Corrao, vicino a Di Maio e Cancelleri (ras regionale del partito) che si spinge ad invocare la «collaborazione» con il Pd. E dice chiaro e tondo: «È finita l'era utopistica in cui pensavamo di governare da soli». E ora che il Pd nazionale ha fatto fuori il segretario regionale renziano Davide Faraone, «compromesso con il precedente governo», la strada secondo Corrao è spianata: «Dialogare può essere più facile». E forse non è un caso che a commissariare la Sicilia, dopo l'epurazione di Faraone, il Nazareno abbia mandato un franceschiniano doc come Alberto Losacco, che sostiene: «Creare muri tra noi e M5s non è lungimirante. Guardo con attenzione a figure come Conte e Fico». E lo stesso Cancelleri (che vorrebbe tanto riscattarsi dalla clamorosa trombatura alle precedenti regionali) dice che con i Dem ci sono «spazi per un'intesa». Al di là delle smentite ufficiali di entrambi i partiti, insomma, il corteggiamento reciproco è in pieno corso. Del resto Faraone (estromesso dalla segreteria per presunte procedure irregolari nelle primarie) ne è convinto: «Mi hanno fatto fuori solo per questo: ero di ostacolo ai loro inciuci per fare della Sicilia il primo laboratorio dell'alleanza con i grillini». I renziani di Sicilia hanno lanciato una petizione: «Pd e M5s hanno valori in comune? Non li vediamo e non staremo mai in un partito che fa un accordo in Sicilia con i 5 stelle». E Renzi, intervistato ieri da La Sicilia, dà loro ragione: «Quali valori? Lotta ai vaccini, il rifiuto della scienza, la mancanza di democrazia interna, il giustizialismo, la lotta contro la competenza, l'elogio di chi non studia, l'assistenzialismo? Non scherziamo».
E conferma: «Faraone è stato fatto fuori perché argine al disegno politico di un accordo con M5s. Se vorranno fare un accordo con chi ci dice che siamo il partito dell'elettroshock che ruba i bambini alle famiglie, vadano loro a spiegarlo alla nostra gente. Io non ci sarò».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.