Renzi assediato da Colle e M5s per dare il via libera a Di Maio

Già in archivio l'ipotesi di esecutivo grillini-centrodestra. Il piano Mattarella: un mandato a Luigi anziché a Fico

Renzi assediato da Colle e M5s per dare il via libera a Di Maio

Chi ha parlato con lei racconta che il presidente del Senato, Elisabetta Casellati, non fosse poi così felice del ruolo di esploratore per la formazione del governo che gli è piovuto addosso: un compito che è cominciato sotto i peggiori auspici e, nella situazione data, difficilmente (per usare un eufemismo) votato al successo. «Lei - racconta l'ex sindaco di Pietrasanta e ora senatore di Forza Italia, Massimo Mallegni - non voleva farlo. Mi ha detto: Ma come posso rifiutare? Sono il presidente del Senato!. Solo che tutti già pensano al prossimo passo. All'esplorazione che Mattarella affiderà a Roberto Fico, per verificare se è possibile una maggioranza 5stelle-Pd». Ancora più duro è Guido Crosetto, coordinatore di Fratelli d'Italia: «L'ho detto a Elisabetta e fatto dire a Berlusconi: doveva rifiutare l'incarico e mandare a sbattere Fico. Sono dei dilettanti alla sbaraglio». Magari Crosetto sarà fin troppo severo, ma sta di fatto che ieri mentre il presidente del Senato saliva al Quirinale, uno degli esponenti più in vista dei 5stelle, Vito Crimi, già riproponeva i veti su Berlusconi e Forza Italia. Dopo di lui, con uno stile più aulico, lo ha fatto lo stesso Luigi Di Maio su facebook. Infine, a conferma che tira una brutta aria, Matteo Salvini ha addirittura disertato le consultazioni della Casellati. Più chiaro di così.

L'esplorazione della Casellati, quindi, metterà una pietra tombale sull'ipotesi di una maggioranza centrodestra-grillini: si dimostrerà solo un passo formale, obbligato per il Quirinale, prima di passare ad altro. Lassù sul Colle, infatti, già da qualche giorno immaginano nuove soluzioni. Eh sì, perché da quelle parti i bene informati, dicono che il capo dello Stato abbia le idee chiare: non vuole elezioni anticipate prima di un anno; non è nel suo orizzonte un governo 5stelle-Lega. Ha il timore che un governo del genere, con posizioni particolari in politica estera, possa alienare le alleanze tradizionali dell'Italia, cioè i rapporti con Washington. Inoltre non ha mai legato con Matteo Salvini. Anzi, i frequentatori del Colle confidano che proprio non lo sopporta. Tant'è che se la Casellati verificherà l'impossibilità di un governo centrodestra-5stelle, non ci sarà un ulteriore passaggio per esplorare l'ipotesi di un esecutivo leghista-grillino, ma si andrà direttamente a sondare l'ipotesi dello schema 5stelle-Pd. E l'atteggiamento strafottente e ultimativo di Di Maio verso Salvini («ha tre giorni per rispondermi»), dimostra che sull'argomento c'è intesa tra il Colle e il capo grillino. Che non per nulla ieri non ha risposto, forse per la prima volta, a un messaggio di Salvini che gli chiedeva: «Teniamo duro tutti e due. E li mettiamo di fronte al rischio di nuove elezioni».

Ma perché Di Maio si sta sganciando da Salvini? Semplice, perché anche lui corre un rischio. Fino a venerdì scorso su al Colle, si dava per sicuro, un mandate esplorativo per il presidente della Camera, dopo il tentativo della Casellati: «Con un incarico a Fico - era il ragionamento - ci incuneiamo nelle contraddizioni grilline». Un'ipotesi che, ovviamente, ha mandato su tutte le furie Di Maio. Un Di Maio che ha ottimi rapporti con il Quirinale. Addirittura ha fatto eleggere due parlamentari che sono due amici di vecchia data di Mattarella: il senatore Steni Di Piazza, che fu consigliere comunale della Dc a Palermo dal '90 al '93, quando l'attuale capo dello Stato era commissario scudocrociato in Sicilia; e il deputato Giorgio Trizzino, che addirittura collaborò con il fratello di Mattarella, Piersanti, assassinato dalla mafia. Ma al di là di questi canali privilegiati, Di Maio in queste settimane ha sempre seguito i consigli del capo dello Stato e ora Mattarella non ha voglia di tirargli un brutto scherzo. Così ieri, oltre all'incarico esplorativo a Fico, ha fatto capolino un'altra ipotesi. Nel Transatlantico di Montecitorio l'ha diffusa un personaggio di casa nei saloni del Quirinale, il ministro Dario Franceschini. «Vedrete che Mattarella - ha raccontato - non userà Fico come esploratore per non indispettire Di Maio. Semmai farà un altro giro lui e, poi, darà un pre-incarico proprio a Di Maio per tentare l'intesa Pd-5stelle. Un governo del genere è possibile, infatti, solo con Di Maio a Palazzo Chigi. Vogliono mettere Renzi con le spalle al muro: un governo con i 5stelle o le elezioni». Appunto, il tentativo è quello di sottoporre l'ex leader del Pd a forti sollecitazioni per fargli accettare un'alleanza con i 5stelle.

Da giorni, infatti, Renzi è sottoposto ad un assedio da chi l'ha schiaffeggiato fino a ieri, per fargli ingoiare l'accordo con il candidato dei 5stelle per Palazzo Chigi: da Mattarella con cui non ha rapporti dallo scontro sul governatore di Bankitalia, Visco; a Gentiloni con cui il legame è diventato meno stretto; ai giornaloni (come li chiama lui). La tesi è un po' quella che l'editore del Corriere, Urbano Cairo, ha spiegato in una cena, qualche tempo fa: «I grillini sono come la plastilina, possono essere modellati». Come dire: che problema c'è a fare un governo con i grillini? Tanto con loro si trova sempre un'intesa. Addirittura, la cosa fa sorridere, pure Denis Verdini fa ragionamenti favorevoli all'intesa con i 5stelle. «Se Matteo - ha spiegato a più di qualcuno - fa il governo con i 5stelle, poi si aprirà un'altra fase politica: arriveranno in molti e Berlusconi finirà per rompere con Salvini». Insomma, mezzo mondo, il più disparato, ha cominciato a fare pressioni, accompagnate da mille lusinghe, all'ex segretario del Pd. Tanto che Renzi si è lasciato a trattenere con i suoi una battuta ironica delle sue, da toscanaccio: «Se continua così offriranno alla Boschi la responsabilità delle banche, a Lotti la Consip e a Carrai i servizi segreti». Comunque, l'uomo di Rignano sull'Arno sta a guardare. Vuole vedere dove i suoi nuovi adulatori vogliono arrivare. Intanto Matteo Orfini, presidente del Pd, paragona in un tweet Di Maio al personaggio di uno dei protagonisti del film di Verdone Un sacco bello: quello che con la capigliatura cotonata cerca invano, disperato, sfogliando un'agenda semivuota, qualcuno che lo accompagni in Polonia per Ferragosto. Più o meno come Di Maio sta corteggiando il Pd per fare il governo.

Una riflessione, però, è d'obbligo anche sul versante del centrodestra. Qualcuno si chiede se Salvini non abbia sbagliato a chiudere pregiudizialmente al Pd. «Salvini - osserva il coordinatore di Forza Italia in Abruzzo, Nazario Pagano - non può rinfacciare la politica dei veti a Di Maio, se lui è il primo a porli su Renzi». Un ragionamento che, timidamente, fa capolino anche nella Lega. «L'errore di Matteo - è la riflessione a cui si lascia andare il vicesegretario del Carroccio, Lorenzo Fontana - è stato quello di essere troppo tranchant nella chiusura al Pd. Lasciando campo libero a Di Maio». Congetture, riflessioni per il futuro. Anche perché la strada delle trattative non finisce qui.

«Mattarella - è la previsione di un uomo di esperienza come Gianni Letta - non vuole le elezioni. E alla fine tirerà fuori dal cilindro un governo che troverà la sua maggioranza in Parlamento. Non ho mai incontrato senatori e deputati disposti ad andarsene anzitempo».

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