Renzi aveva promesso: riporteremo le famiglie sugli spalti Ma in 6 mesi nulla è cambiato. E il decreto Alfano è un flop

Roma Era stata annunciata come l'estate della svolta. O meglio: della «volta buona», una frase tanto cara a Matteo Renzi. Pochi giorni dopo i tragici fatti di Roma, con la morte del tifoso napoletano Ciro Esposito, il premier aveva promesso interventi seri per «rivedere le famiglie rioccupare gli stadi». «Dobbiamo cambiare le regole e andare verso un modello come quello di altri paesi, il cittadino medio non capisce perché per portare uno striscione allo stadio ha bisogno di passare tornelli e perquisizioni, mentre entrano le bombe carta», le frasi di Renzi a maggio in una trasmissione tv. E non è servito nemmeno il decreto del ministro dell'Interno Angelino Alfano, il nuovo mezzo varato ad agosto per applicare tolleranza zero e giro di vite (parole ormai abusate) contro la violenza negli stadi. Decreto che ha in pratica rinforzato gli strumenti in vigore dal 2007, senza però portare novità particolari.

Così nulla sembra cambiato e le responsabilità di Alfano paiono evidenti visto che applicare un Daspo più lungo non è forse sufficiente. Bombe carta, petardi e quanto di simile entra ancora negli stadi italiani. Si dirà: è accaduto di recente pure in uno stadio inglese, ma è un caso più unico che raro. E gli ultras stranieri che arrivano da noi per partite di club o delle nazionali sanno benissimo che è facile introdurre oggetti pericolosi, tanto da fare dei nostri stadi terra di conquista. Quattro anni fa la folle notte di Genova con la furia degli ultras serbi, domenica il copione si è ripetuto a Milano per colpa degli hooligan croati. I duecento bad blu boys Zagreb , per l'esattezza, entrati nello stadio Meazza con il biglietto della partita ma anche con petardi, razzi e fumogeni. «Petardi delle dimensioni di due o tre centimetri possono essere agevolmente occultati, in molti casi il controllo viene approfondito, sempre nel rispetto della dignità della persona, tanto che una cinquantina li abbiamo sequestrati mentre altri evidentemente sono passati. Voglio comunque evidenziare la capacità di intervento e di reazione della polizia», sottolinea il questore di Milano Savina.

Resta il fatto che ad alcuni tifosi negli stadi italiani viene contestato l'uso di ombrelli a punta (in giornate di pioggia battente) o di bottigliette e bric per liquidi. Persino gli zaini dei bambini sono supercontrollati, mentre oggetti esplosivi passano spesso inosservati. Nonostante tornelli o perquisizioni e addirittura aree di prefiltraggio. Segno che il sistema non funziona.

La serata di Milano porta in dote il fermo di 16 «infiltrati» (più un minorenne denunciato) nel gruppo dei tifosi croati dopo i tafferugli del post partita, anche con l'accusa di violenza e minacce nei confronti degli steward.

La nazionale di calcio croata rischia una sanzione di due o tre partite a porte chiuse, l'Italia una grossa multa per carenze organizzative. Ed è questo che fa indignare: non siamo nemmeno capaci di far vivere nella maniera migliore uno spettacolo sportivo. Il ministro Alfano rifletta bene su questo punto.

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