Renzi bullo sulla Rossa Sfila in Piazza Affari e si attribuisce i meriti

Passerella del premier in Borsa. Le opposizioni lo attaccano sulla partenza in ribasso del titolo Ferrari: «Resti a casa»

All'apertura del nuovo anno sui mercati, Matteo Renzi corre alla Borsa di Milano a tenere a battesimo la quotazione del marchio Ferrari. Tra parati rossi e cavallini rampanti, il premier (preceduto da un'intervista sul giornale della Fiat, la Stampa) ieri era a fianco di Sergio Marchionne e John Elkann per benedire il debutto della casa di Maranello a Piazza Affari, a distribuire battute e messaggi di ottimismo e ad incassare una nuova dimostrazione dell'idillio con il manager italo-canadese della Fiat, che non risparmia elogi al governo. Un'occasione speciale per Renzi, evidentemente: c'è chi ricorda che il premier non era presente ad altri importanti esordi borsistici, come Fincantieri o Poste Italiane.Dal podio, sul quale di lì a poco gli verrà regalato il modellino della Ferrari, Renzi sottolinea di aver caldeggiato già da tempo la quotazione sul mercato italiano e ricorda «un viaggio in auto a Melfi, con Marchionne ed Elkann» durante il quale perorò con lo stato maggiore Fiat quello che considera «un gesto che anche altre realtà dovrebbero imitare», perché la «vitalità» economica dell'Italia è dimostrata dai risultati: «Nel 2015 Piazza Affari, con il suo + 13,2% , è stata la migliore Borsa in Occidente». In quell'occasione, svela il premier, si era parlato anche di «sfruttare fino a fondo il Jobs Act, e le assunzioni di Fca lo testimoniano», e di «non abbandonare l'Ilva e il suo acciaio».Peccato che, di lì a poco, il ciclone negativo in arrivo dalla Cina si sia abbattuto sui mercati europei, mandandoli a picco e trasconando con sé anche le quotazioni del neonato Cavallino. Dopo l'esordio a 43 euro, l'azione Ferrari inizia a precipitare insieme alle altre, tanto che a metà mattinata viene sospesa per eccesso di ribasso. Un invito a nozze per il fronte delle opposizioni anti-Renzi, cui non sembra vero di poter accusare il presidente del Consiglio non solo di «fare propaganda» ma anche di portare jella. Il primo a lanciarsi sull'occasione è il leghista Matteo Salvini: «Renzi, il re delle passerelle, arriva a Milano tra rulli di tamburo per la quotazione di Ferrari e il titolo viene sospeso in perdita - motteggia - Ieri s'è preso la bacchettata di Eurostat e oggi piagnucola. Vien voglia di dirgli: basta chiacchiere, stai a casa». In realtà poi, nel pomeriggio, il titolo si riprende, risale e chiude in bellezza in un quadro ovunque negativo, come unico segno positivo in Italia grazie a mezzo punto di rialzo. «L'Italia finalmente c'è e non deve avere paura del mondo», esordisce Matteo Renzi, assicurando che il lungo elenco di «problemi» che affollavano l'agenda della politica nel 2015, dopo anni di attesa, è stato drasticamente sfoltito: «Non ci sono più articolo 18, legge elettorale, riforma del Senato, modifica Irap, Imu, Tasi: tutte questioni affrontate». Certo nel 2016 «c'è da fare ancora moltissimo: dalla riforma delle banche cooperative al taglio delle partecipate, e poi semplificazione, diritto fallimentare, agenda digitale», è la lista per l'anno nuovo. «Ma vorrei che il 2016 fosse l'anno in cui smettiamo di recuperare i ritardi e cominciamo a correre più forte degli altri». Alla fine del fervorino renziano, concluso con un amichevole «in bocca al lupo» a chi vuole investire su Ferrari, è Marchionne a chiamare la standing ovation alzandosi per primo.

E quando tocca a lui, dice di apprezzare la «tanta strada fatta nel 2015 dall'Italia»; riconosce che «anche le assunzioni in Fiat sono il riflesso del cambiamento del mercato del lavoro». Per questo, spiega «condivido l'ottimismo del premier».

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