Laura Cesaretti
Toni duri con l'Austria (se Vienna sbarra il Brennero, «ci faremo sentire»); parole rassicuranti per la pubblica opinione italiana: la ripresa delle ondate migratorie verso il nostro paese «è un problema», ma non c'è alcuna «invasione in corso». Matteo Renzi, alle prese con una doppia sfida sul tema bollente dell'immigrazione, quella col Nord Europa che cerca di blindarsi e quella con gli sbarchi che, all'inizio della bella stagione, ricominciano a moltiplicarsi, lavora ad una risposta organica del governo italiano, che sollecita un piano condiviso alla Ue. Ieri, nella conferenza stampa al termine del Consiglio dei ministri, il premier è stato molto netto con l'Austria: «Non faremo finta di nulla se qualcuno vuole violare le regole dell'Unione europea. Il Brennero non può diventare un simbolo di competizione perché è troppo importante. Sono fiducioso però che nessuno voglia violarle». L'amicizia tra i paesi europei, aggiunge, «è un grande valore, ma si basa sul rispetto delle regole». E Vienna le violerebbe, se pensasse di chiudere il valico.
Le intenzioni austriache non sono ancora chiare, nonostante le smentite sulla chiusura e la promessa di spiegazioni ufficiali mai arrivate a Bruxelles. Tanto che la Commissione Ue ha pronta una richiesta di chiarimenti. E la responsabile Esteri del governo europeo, Federica Mogherini, manda un avvertimento chiaro: «Non è alzando muri che ci si può illudere di arginare un fenomeno che li aggirerà», dice, ricordando che ci sono paesi europei «che stanno realizzando troppo lentamente le decisioni prese dai 28», e richiamando i governi ad uno «scatto di serietà e coerenza rispetto a scelte fatte tutti insieme». Eppure, nella lettera inviata dal ministro dell'Interno austriaco Johanna Mikl-Leitner al commissario europeo all'Immigrazione Dimitris Avramopulos, le misure preventive al Brennero vengono giustificate sulla «base di analisi di rischio nazionale» con «il chiaro aumento del flusso di profughi via Italia». Il ministro spiega che «deve essere considerato che le rotte migratorie potrebbero essere anche utilizzate da militanti di gruppi terroristici, come hanno dimostrato gli attentati a Bruxelles e Parigi».
Dopo mesi di rapporti assai freddi con il premier che la ha mandata alla Ue, stavolta Mogherini sembra decisa a dare una mano al governo Renzi: «L'Italia non è in difficoltà - assicura da Lampedusa - anzi sta agendo con grande capacità e lungimiranza. Ma non può sostenere lo sforzo da sola, anche perché chi arriva qui non vuole venire in Italia, ma in Europa». Sono gli stessi concetti alla base dell'iniziativa di Palazzo Chigi, che lavora a un progetto articolato, un vero e proprio «Migration Compact» come lo definiscono nel governo, da sottoporre alla Commissione e al Consiglio europeo per arrivare alla riduzione d alla gestione dei flussi: «Non è un'invasione, gli sbarchi sono poco superiori agli scorsi anni - dice Renzi - ma è un grande problema, e abbiamo idee chiare su come affrontarlo».
L'Ue deve avere «una strategia, a partire dagli aiuti ai Paesi africani per bloccare i viaggi della morte». In cambio del «sostegno finanziario e operativo», secondo il piano italiano, i paesi africani si dovranno impegnare per «controllo delle frontiere, riduzione dei flussi e cooperazione sui rimpatri». Serve una «guardia costiera europea» e un «piano straordinario di rimpatri», e soprattutto bisogna «archiviare la fase dell'emergenza» e affrontare con «solidarietà europea» quello che è ormai un fenomeno strutturale.
Per farlo, dice il governo, «occorre prevedere nuove fonti di finanziamento», impegno che potrebbe essere assolto attraverso una redistribuzione delle risorse già allocate dal budget europeo ma anche con gli Eurobond. Il piano sarà a giugno sul tavolo del vertice Ue.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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