Roma Anche Matteo Renzi sta cominciando, in maniera sempre più impetuosa, a fare i conti con l'impopolarità. Le sue uscite pubbliche non sono più una passerella per far bella mostra di sé e del proprio eloquio, ma un'occasione per i suoi detrattori di fomentare lo scontro sociale. Tant'è che, per rilanciare la propria immagine, è costretto ad aprire un altro fronte, a fare un'altra promessa: le Olimpiadi a Roma nel 2024. E chissà se quella mortadella sul palco del PalaDozza di Bologna ieri sera - in occasione della chiusura della campagna elettorale del candidato Pd Stefano Bonaccini - gli avrà forse fatto pensare alle vicissitudini di Romano Prodi.
Ma veniamo alla fredda cronaca. Contestazioni e scontri a Parma dove ieri pomeriggio ha incontrato il sindaco (ex?) grillino Pizzarotti e i primi cittadini dei Comuni alluvionati. Nella città di Giuseppe Verdi le forze dell'ordine hanno dovuto transennare la piazza del municipio per evitare che un centinaio di manifestanti (la solita combriccola tristanzuola Fiom-sindacati di base-centri sociali più la candidata della lista Tzipras emiliana) potesse avvicinarsi troppo al premier. Anzi, la polizia è stata costretta con una piccola carica per evitare che i dimostranti sfondassero il cordone di sicurezza. Il tono dei cartelloni e degli slogan non era molto fantasioso anche se eloquente: «Matteo Renzi uguale presidente di Confindustria», «Renzi buffone, Marchionne è il suo padrone».
Spettacolo replicato a Bologna in serata. I giovani dei centri sociali e gli antagonisti hanno inscenato un happening sessantottino: sacchetto di terra per strada e striscione con la scritta «Gli argini si sono rotti, il vostro fango vi seppellirà». Mentre si accendevano i fumogeni, i contestatori scandivano lo slogan «Il vostro Jobs Act è solo schiavitù». La mazzata finale è stato il sondaggio Lorien secondo cui, dopo nove mesi a Palazzo Chigi, il gradimento è sceso al 50%, al di sotto di quello di Enrico Letta dopo un analogo periodo (53%).
Il premier ha aperto troppi fronti, messo troppa carne al fuoco e la cittadinanza gli sta presentando il conto. Certo, non gli giova l'aver deciso di andare allo scontro frontale con un totem della sinistra: la Cgil. Ieri mattina a Rtl 102.5 ha dichiarato di infischiarsene dello sciopero generale. «Non mi preoccupo di far scioperare le persone, ma di farle lavorare. Anziché passare il tempo a inventare ragioni per fare scioperi, mi preoccupo di creare posti di lavoro. E, piazza o non piazza, le cose le cambiamo», ha detto. Poi ha assestato un altro ceffone verbale ai suoi detrattori: «Salvini e Camusso sono due facce stessa medaglia». La sindacalista non ha preso bene il paragone col segretario leghista. «Dialoga solo con chi gli dà ragione, mentre bisognerebbe ascoltare le ragioni del disagio», ha affermato.
Ogni parola un nuovo fronte aperto di scontro.
«Un magistrato deve far carriera perché bravo, non perché iscritto a una corrente», ha dichiarato preannunciando una riforma del Csm, giusto per farsi «amare» ancora dai più dalle «madonne pellegrine» della sinistra: i giudici. Conscio che, così facendo, i sondaggi gli potrebbero sorridere meno ha promesso i giochi olimpici: «Se riusciamo a fare le riforme, organizzare le Olimpiadi sarà più facile». In fondo, sperare non costa nulla.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.