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"Renzi e Bersani nel Pd" Bonaccini già studia da segretario democratico

Il governatore: "È tempo di andare oltre Zingaretti". Bettini lo gela: "Matteo? Mai"

"Renzi e Bersani nel Pd" Bonaccini già studia da segretario democratico

Stefano Bonaccini «riporta» Renzi e Bersani nel Pd e lancia il modello Emilia per il dopo Zingaretti. Il presidente della Regione Emilia Romagna dà il benservito al segretario uscente: «Zingaretti ha preso un partito che era sprofondato al 18%, ha subito delle scissioni ed è riuscito a mettere il Pd in una carreggiata che ci ha visto protagonisti in tanti comuni che abbiamo riconquistato, ha rimesso in piedi una forza politica che ha avuto l'intelligenza e il coraggio di mettere in campo il governo giallorosso». Finita la fase della ricostruzione, per Bonaccini «è tempo di andare oltre Zingaretti».

Venerdì sera dal palco della Festa dell'Unità di Modena, il governatore compie un passo in avanti sulla strada verso la guida dei democratici. Il presidente della regione rossa rompe il ghiaccio e apre all'ipotesi di un ritorno di Matteo Renzi: «Se mi chiedi se devono rientrare Renzi e Bersani io dico rientrino pure. Noi dobbiamo riportare quelli che sono usciti e non ci votano più, non Renzi e Bersani in quanto tali». Messaggio che Bonaccini ripete (ieri) dallo stesso palco nell'intervista a Lucia Annunziata: «Più che Renzi e Bersani mi interessa recuperare i milioni di voti che sono andati via. Nel 2008 il Pd aveva 12 milioni di voti: vorrei che provassimo a recuperare quei voti, se vogliamo vincere le elezioni politiche mi auguro fra due anni quando si voterà». Ma Bonaccini per scalare il Pd ha in mente un modello: «Se non facevamo così l'Emilia-Romagna sarebbe stata l'undicesima regione perduta, invece siamo andati a recuperare quei voti» In serata a rispondere a Bonaccini è Goffredo Bettini, pontiere dell'asse Pd-M5s e main sponsor di Zingaretti («Mai Renzi nel Pd, abbiamo due riformismi diversi»).

Anche se il merito all'ipotesi di una corsa per la leadership Bonaccini non si sbilancia: «Se voglio fare il segretario? Non me ne frega niente». Poi arriva l'affondo contro la segreteria Zingaretti: «Non ci può bastare il 20-22%, serve un'alleanza costruita attorno a una forza che prima ancora che scegliere gli alleati, che sono importanti, ha una sua identità, che è un perno attrattivo per elettori indecisi o che ci avevano lasciato». Parole che al Nazareno vengono lette come il passo decisivo verso la discesa in campo. Bonaccini si candida a essere l'anti-Zingaretti.

Dal palco di Modena piomba una bordata contro la scelta del Pd di rinunciare alla vocazione maggioritaria: «Non possiamo immaginare una coalizione che nei prossimi anni viva di anti. Non dobbiamo essere contro qualcuno ma a favore di qualcosa», attacca Bonaccini. Ecco, dunque, la sconfessione in pubblico della linea di Zingaretti sulla legge elettorale proporzionale: «La prima riforma che farei è una riforma elettorale che consente a chi vince le elezioni di governare 5 anni. Un Paese fai fatica a governarlo se ogni anno rischia di cambiare il Governo». Bonaccini lega il futuro del premier Giuseppe Conte al rilancio dell'economia italiana: «Se nei prossimi due anni il governo riuscisse a investire risorse portate dall'Europa e a recuperare la curva di Pil, Conte diventerebbe naturalmente un possibile leader di centrosinistra». Ma insiste sul modello emiliano: «Se qui abbiamo vinto è perché, dopo esserci chiusi in stanza per paura di prendere qualche fischio, abbiamo avuto il coraggio di tornare nelle piazze. Con le correnti troppo cristallizzate non vanno avanti i giovani migliori ma quelli che vanno bene al capo corrente di turno». Il ritorno alla vocazione maggioritaria (di renziana memoria) sarà il cuore del manifesto politico di Bonaccini. Nel frattempo il governatore tesse la tela. Graziano Delrio, capogruppo del Pd alla Camera e leader della corrente Base riformista, è il ponte con gli ex renziani. Vasco Errani, senatore di Articolo Uno ed ex governatore dell'Emilia Romagna, lavora alla riconciliazione con Pier Luigi Bersani e i vecchi compagni. Con la corrente dem di Dario Franceschini il dialogo è aperto.

La corsa verso il congresso è ufficialmente iniziata.

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