M atteo Renzi agita la scure sugli statali, tratta con le divise e cerca la sponda di Giorgio Squinzi. Lo fa inaugurando uno stabilimento di rubinetterie nel bresciano, al cospetto del leader di Confindustria, tanto per far capire quanto sia lontano dai salotti degli economistoni dell'Ambrosetti e vicino a «chi produce». Concetto espresso dallo stesso Squinzi: «Cernobbio? La giudico una fiera delle vanità, sono abituato a stare in fabbrica». E Renzi dice: «Se l'Italia è quello che è, è perché gli uomini e le donne delle piccole e medie imprese che spesso sono diventate grandi si sono spaccate la schiena». L'affondo agli statali arriva puntuale, nonostante si siano già levati gli scudi dei sindacati: «Nella macchina della pubblica amministrazione alcuni tagli vanno fatti, c'è troppo grasso che cola - afferma il premier -. L'operazione di tagli è un'operazione che fa chiunque in una famiglia normale». E ancora: «Chi è che non ha fatto sacrifici finora - aggiunge - è la macchina pubblica, dove non si è intervenuto nei centri di costo».
Parole che rischiano di gettare altra benzina sul fuoco acceso dal ministro Marianna Madia che nei giorni scorsi aveva detto che «non ci sono le risorse per i rinnovi contrattuali nel pubblico impiego». Infatti il leader Cisl, Raffaele Bonanni, twitta immediato: «Polizie e statali hanno già dato. Renzi finalmente veda il grasso che cola da evasione fiscale inefficienza e corruzioni». Tuttavia, dietro le quinte, il governo tratta; soprattutto con le forza armate (carabinieri, polizia, guardia di finanza, polizia penitenziaria). A gestire la trattativa ci sono principalmente il ministro degli Interni Angelino Alfano e quello della difesa Roberta Pinotti, in contatto con i vertice delle forze dell'ordine. Il problema è che di soldi non ce ne sono e che le categorie in questione lamentano di essere maltrattate già da troppi anni. A questo proposito il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan si cuce la bocca: «Sul blocco dei salari non dico niente, se ne stanno occupando altri ministri: sarà un discorso generale di revisione della spesa». La soluzione del giallo è in salita ma è ragionevole pensare che più che sullo sblocco dei contratti, gli agenti potrebbero spuntarla almeno sul tetto salariale. Ossia il meccanismo per cui nessuno può guadagnare di più di quanto guadagnava nel 2010. Sistema per il quale anche chi è stato promosso non ha visto alcun effetto in busta paga.
Sotto i riflettori, tuttavia, Renzi suona la carica delle riforme e si auto-elogia: «C'erano troppi politici e abbiamo iniziato a ridurne il numero, c'è troppa burocrazia e abbiamo messo un tetto al loro stipendio come segnale e dobbiamo semplificare, un problema che riguarda anche la fiscalità». Promette di cambiare il Paese: «Non si va da nessuna parte con le riforme senza cuore: continueremo a fare le riforme costi quel che costi, ma non basta». Vuole fare: «La differenza tra chi chiacchiera e chi è capace è che i secondi i problemi li risolvono.
E ci sono due Italie, quella degli ottimisti e quella dei pessimisti, quella di chi dice che ce la fa e quella di chi soffre, di chi ci crede e di chi non ci crede. Insomma, quelli che ci provano e quella dei gufi». Serve però una siringata di ottimismo: «L'Italia verrà fuori dalla crisi se smettiamo con la litania, con le lamentele e ci rimbocchiamo le maniche».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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