Politica

"Renzi? Ha perso credibilità ed è giusto che sparisca"

Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza Politica all'Università di Bologna, in un'intervista rilasciata a ilGiornale.it, spiega perché Matteo Renzi "è un politico senza arte né parte"

"Renzi? Ha perso credibilità ed è giusto che sparisca"

“Chi è questo Matteo Renzi? Un nuovo giocatore della Fiorentina che sta per andare in serie B?”. Esordisce così Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza Politica all'Università di Bologna, prima di iniziare la nostra intervista sulle mosse del senatore di Scandicci.

Professore, perché Italia Viva non decolla? Non è più tempo di partiti personali?

"I partiti italiani hanno dei leader risibili e soprattutto strutture fatiscenti e, quindi, appena c'è un leader capace, le strutture perdono peso. Il problema è che sono privi di culture politiche e un elettore può votarli una volta, votarli la volta dopo e poi non più e non fa nessuna differenza".

Renzi, dopo le Europee del 2014, ha progressivamente perso il suo smalto, senza riuscere più a risalire. Secondo lei, perché?

"Renzi non ha perso lo smalto, ha perso alla grande un referendum sul quale si era impegnato in prima persona cercando di farne un plebiscito su se stesso e gli elettori hanno risposto con un no sonante. Ha perso le elezioni del 2018, risultando doppiamente sconfitto. Poi, ha commesso degli errori, ha fatto una scissione e, adesso, mette in crisi il governo. Si è giocato ogni tipo di prestigio personale e di credibilità. È giusto che sparisca. Prima sparisce e più è chiara la situazione italiana".

Quindi, qualsiasi mossa faccia, Renzi è finito?

"No, Renzi è finito perché lo vuole lui e perché continua a pensare di essere superiore agli altri, cosa che non è. Dovrebbe umilmente tornare nel Pd contrattando una posizione e ricominciare perché potrebbe anche fare il ministro. Se, invece, fa il bauscia, il gradasso, non riemerge perché ha un partito del 2,8% e, quindi, al massimo può usare l'arma del ricatto laddove quel 2,8%, semmai riuscisse a tornare in Parlamento, servisse a formare una coalizione o a farla cadere".

Ma l'obiettivo di Renzi non era quello di fare di Italia Viva un partito macroniano...

"Renzi, in realtà, voleva fare un grande centro. Ma, se scontenta Calenda e non coinvolge altri personaggi, in quel centro non ci va. Anzi, uno dei suoi problemi è che lui pensa che sia Conte a voler fare il centro, che voglia occupare il suo spazio. Dopo di che, se riuscisse ad avere qualcosa di decente, col sistema proporzionale, i suoi 10-15 o al massimo 20 parlamentari, possono creare una coalizione insieme a Pd, M5S, LeU e andare al di sopra della maggioranza assoluta dei seggi. È un insieme di congiunzioni astrali difficili da verificarsi. Renzi ha giocato tutto su se stesso, dimenticando che Macron era bravo ad acquisire consenso diversificato. Macron è un costruttore, mentre lui si è dimostrato un distruttore".

Ma allora perché Italia Viva è diventata una sorta di Psdi?

"Renzi non è un socialdemocratico. È un uomo senza arte né parte che si è trovato lì casualmente. È un democristiano anche abbastanza moderato, ma quella zona è già stata occupata da altri, come l'Udc".

Il disegno originario di Renzi, però, non era quello di rubare voti a Forza Italia. Perché non ci è riuscito?

"Lui non ha saputo sviluppare nessuna azione politica originale. Ha fatto un numero impressionante di interviste e questa rottura del governo, ma su questa visibilità non si costruisce nessuno schieramento politico. Chi rompe, logicamente non costruisce. Doveva cercare di costruire, poi acquisire più potere dentro la coalizione e farsi valere. Ha preferito rompere e ne paga il prezzo. Meritatamente".

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