Renzi mette le mani avanti: "Si vota nel 2018 comunque vada il referendum"

Il premier allontana ancora l'ipotesi dimissioni in caso di vittoria del No al referendum. Ma si becca i fischi: "Pinocchio"

Renzi mette le mani avanti: "Si vota nel 2018 comunque vada il referendum"

Ormai sembra chiaro: Matteo Renzi non ha nessuna intenzione di lasciare lo scranno in autunno se dovesse vincere il "No" al referendum costituzionale.

Lo ha ribadito a Paolo Del Debbio che lo ha intervistato a La Versiliana: "Noi ce le abbiamo nel 2018 le elezioni", ha spiegato. "Comunque vada il referendum?", ha chiesto il giornalista. E il premier ha ripetuto: "Ce le abbiamo nel 2018".

Poi ha strigliato il partito, da sempre spaccato proprio sul referendum, ricordando che in vista del voto è necessario prendere una decisione unitaria. "Il Pd vota Sì, poi chi vuole votare no lo faccia non è che lo si può rincorrere con i forconi", ha detto Renzi, "C'è chi dice bah, chi dice forse, chi non lo so ma un partito deve dire qual è la sua posizione. Come si fa? Bisogna avere un'idea, bisogna metterci l'anima, come si fa a dire non lo so, siamo il partito più grande d'Europa".

Duro anche l'attacco a Massimo D'Alema: "Fatevi una domanda e datevi una risposta. Se D'Alema avesse messo lo stesso impegno per combattere Berlusconi... e del resto D'Alema sta in compagnia di Berlusconi a votare per il No. D'Alema pesca sempre la carta di attaccare quello più vicino, prima è toccato a Prodi. E la riforma di D'Alema era molto più dura, il governo aveva molti più poteri. Se D'Alema vuole fare la battaglia per difendere i posti e magari tornare in parlamento auguri, ma non si utilizzi il referendum per cercare la rivincita al congresso".

Ma dal pubblico per Renzi non ci sono solo applausi. Molti i fischi, qualcuno ha persino urlato "Pinocchio". Grida alle quali Renzi - ormai forse abituato alla contestazioni - ha risposto senza scomporsi: "È una grande figura toscana di Collodi e la storia finisce anche bene".

E ancora ne ha approfittato per farsi lo spot: "Tu che parli di pinocchi sappi che se uno fa il dipendente pubblico, timbra il cartellino e poi se ne va, con le regole che abbiamo messo, in 48 ore è licenziato. La regola c'era anche prima ma era il dirigente a decidere. Ora se il dirigente non lo licenzia, noi licenziamo il dirigente".

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