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Renzi non bombarda il Califfato ma apre le porte dell'Ue alla Turchia

L'Italia si rifiuta di bombardare lo Stato islamico ma vuole portare la Turchia dentro alla Ue. La Pinotti: "È un'opportunità"

Renzi non bombarda il Califfato ma apre le porte dell'Ue alla Turchia

Il governo Renzi si rifiuta di bombardare lo Stato islamico ma si sta adoperando per portare la Turchia dentro all'Unione europea. "Quando la Turchia era fortemente motivata a entrare nell’Unione Europera gli fu dato lo stop dalla Francia di Sarkozy, oggi si riapre questa opportunità - spiega il ministro della Difesa Roberta Pinotti a L’Intervista di Maria Latella su SkyTg24 - per l’Europa è più importante dialogare con la Turchia dall’interno o spingerla in una situazione in cui le relazioni divengono più difficili? Fu sbagliato allora non integrare la Turchia nell’Unione Europea". In realtà la politica estera di Ankara, che fiancheggia indirettamente i miliziani anti Assad, chiude un occhio e sull'andirivieni dei foreign fighter e, soprattutto, il recente attacco militare al caccia russo, è già la prova tangibile che la Turchia di Recep Tayyip Erdoğan è più sbilanciato sulle posizioni dell'islam fondamentalista che sul dialogo con i Paesi dell'Unione europea.

"È un fenomeno nuovo - spiega la Pinotti- c’è un terrorismo che si fa Stato, conquista territori e maneggia ricchezze e con tali ricchezze addestra, fa propaganda, arma i terroristi per creare terrore sia negli Stati islamici moderati sia nei Paesi: è una strategia ibrida, che dobbiamo studiare per individuare la risposta". Nonostante il governo abbia ben chiaro il pericolo che i tagliagole dello Stato islamico rappresentano per l'Europa e, più in generale, per l'Occidente, Matteo Renzi ha dato il ben servito al presidente francese Francois Hollande che gli chiedeva di bombardare le posizioni dello Califfato in Siria. "I bombardamenti anti Isis sono uno degli strumenti possibili, ma guai a farlo diventare lo strumento - conferma il ministro della Difesa - oggi non c’è questa discussione in campo". L'Italia si limiterà a offrire un appoggio di intelligence. Niente di più. Davanti alle emergenze Renzi gira i tacchi e se ne va lasciando gli alleati da soli. L'unica preoccupazione è economica. Il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan paventa conseguenze negative sul pil. Non c’è dubbio che gli avvenimenti di Parigi siano una doccia gelata sul clima di fiducia indispensabile per la ripresa. "Parigi - conferma la Pinotti - è come se fosse una nostra capitale, i giovani la vivono così, e che avvenimenti come quello del 13 novembre possano frenare la fiducia è un rischio che potrebbe esserci".

"Le grandi crisi internazionali in atto «non si risolvono con qualche dichiarazione verbale muscolare. Ci vuole un investimento di natura diplomatica", dice Renzi sottolineando che "su questa posizione italiana arriveranno anche gli altri Paesi nei prossimi mesi". Mentre l'Italia chiacchiera, i principali interlocutori della coalizione anti Isis si muovono. Il generale tedesco Volker Wieker, massimo responsabile delle forze armate tedesche, fa sapere che alla missione logistica di appoggio, che la Germania si è impegnata a mettere in campo contro i miliziani dell'Isis, parteciperanno oltre 1.200 i soldati. Intanto il ministro della Difesa britannico Michael Fallon ha ribadito la necessità di allargare i raid della Raf alla Siria: "L'Isis può essere sconfitto solo con la forza".

Pur sperando di avere il via libera della Camera "in settimana", Fallon ammette tuttavia che il governo conservatore non ha ancora "una maggioranza certa" se il leader laburista, Jeremy Corbyn, non darà libertà di voto ai deputati dell’opposizione.

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