Renzi, primi 100 giorni da ex Giro d'Italia e nuova squadra

Lasciato Palazzo Chigi tre mesi fa, il segretario uscente del Pd continua il tour e cambia lo staff: Anzaldi capo

Renzi, primi 100 giorni da ex Giro d'Italia e nuova squadra

Una visita a sorpresa ad Amatrice, per incontrare il sindaco Sergio Pirozzi e verificare se la riorganizzazione post-sisma fa progressi: «La sfida è molto lunga, c'è tanto da fare, ma questi luoghi avranno un futuro e non solo un passato».

Poi un blitz a Roma, per rifare la squadra che dovrà lavorare per la vittoria alle primarie del Pd.

Matteo Renzi sceglie Michele Anzaldi, neo-deputato Pd e punta di lancia in Commissione di Vigilanza sulla Rai, come capo della comunicazione politica della sua mozione; Matteo Richetti come portavoce e Lorenzo Guerini - già suo vice al Nazareno - come coordinatore della campagna congressuale. Un terzetto di peso, chiamato a pilotare la navicella renziana in questo mese e mezzo di corsa elettorale.

Resta invece a Palazzo Chigi lo spin doctor del governo Renzi, Filippo Sensi, che continuerà a fare con Paolo Gentiloni quello che faceva con l'ex premier: per alcuni mesi ha mantenuto il doppio ruolo, dividendosi tra Paolo e Matteo, ma ora è arrivato il momento di dividere le strade, anche per evitare polemiche più o meno pretestuose: il portavoce del presidente del Consiglio non può essere lo stesso del candidato segretario, ossia di una parte del Pd.

Le polemiche però ci sono lo stesso, grazie ai fuoriusciti bersaniani del Pd. Ben sapendo che della loro esistenza politica ci si accorge solo se si avventano contro la casa madre da cui sono usciti, gli esponenti di Dp ormai fanno da battistrada dei grillini. Così, Miguel Gotor (che il giorno prima si era già guadagnato i complimenti nientemeno che di Paola Taverna per come ha grillescamente azzannato Luca Lotti in Senato) suona la tromba dell'assalto: «Scandalo, Anzaldi si sospenda subito dalla sua funzione di membro della Vigilanza per evitare che il suo nuovo ruolo possa assumere una coloritura vagamente intimidatoria». I Cinque Stelle si buttano in picchiata dietro a lui: «Il censore Anzaldi si dimetta subito dalla Vigilanza, il suo ruolo è politicamente incompatibile con quello di responsabile comunicazione della mozione Renzi». E mentre Anzaldi fa sapere di essere pronto alle dimissioni «se me lo chiede il Pd», ossia il partito che lo ha designato a quel ruolo, il Pd apre la controffensiva in sua difesa. Nessun conflitto di interessi tra lavoro parlamentare e lavoro politico di Anzaldi, sottolineano. Quanto al ruolo di avanguardie grilline assunto dagli ex Pd di Bersani e D'Alema, il renziano Andrea Marcucci è durissimo: «Se Mdp continuerà ad andare sulla scia del M5S, è facile prevedere problemi per il governo Gentiloni», avverte, ricordando il «minaccioso» intervento di Gotor nell'aula di Palazzo Madama.

Polemiche a parte, la squadra di quarantenni messa in campo da Renzi sancisce la nuova sinergia col governo Gentiloni (del resto, Sensi e Anzaldi hanno lavorato a lungo insieme sotto la guida dell'attuale premier, quando si occupavano della comunicazione di Francesco Rutelli). Ora che è certo che si arriverà al 2018, la strada verso le prossime elezioni va fatta insieme. E se il bel Richetti, renziano della prima ora, sarà il volto tv della campagna congressuale, al diplomatico Guerini è demandato il compito di mediare tra le diverse correnti confluite nella mozione Renzi, sfidata dalle candidature di Andrea Orlando e Michele Emiliano.

Il primo è considerato l'avversario più insidioso, nel partito, mentre Emiliano non preoccupa nessuno: «È politicamente un analfabeta, non ha proposte e sa solo insultare i suoi compagni di partito. Cosa che alla base Pd non piace per niente», fanno notare i renziani.

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