Renzi punta sul referendum per paura di un flop alle urne

Il premier teme rovesci alle Comunali: pesano le mancate intese con Sel. Così sposta l'attenzione sul giudizio popolare per le riforme

Renzi punta sul referendum per paura di un flop alle urne

Si chiama referendum la valvola di salvataggio del governo Renzi. È insomma sulla consultazione popolare, che a fine anno dovrebbe dare un verdetto (confermativo) sulla tanto attesa riforma costituzionale prevista dal ddl Boschi che liquida una volta per tutte il nostro bicameralismo perfetto, che l'esecutivo punta tutto.Matteo Renzi, insomma, ha chiara in mente la strategia che il governo e il suo partito devono perseguire in questo anno appena iniziato. L'obiettivo da non fallire è solo e soltanto uno: la «vittoria» dei sì al referendum confermativo. Prevista dall'articolo 138 della nostra Carta costituzionale, questa consultazione è più che probabile dal momento che difficilmente il ddl Boschi passerà a Camera e Senato con i due terzi dei voti.Molti si chiedono, però, come mai - con un'agenda ancora fitta di impegni da qui all'autunno - il premier punti tutto su un test che non arriverà che a fine anno. I parlamentari pd, in verità, lo sanno bene. Perché è lo stesso Renzi che lo va dicendo senza sosta da qualche giorno ai suoi fedelissimi. È insomma la paura del voto delle amministrative a incidere su questa strategia di comunicazione politica. Il voto nei grandi Comuni - previsto tra fine maggio e i primi di giugno - potrebbe risolversi in una amara débâcle per il partito di Renzi. Al momento, infatti, sembra impossibile ricompattare l'alleanza elettorale con Sel e con i fuoriusciti della sinistra Dem. In tal caso, hanno già chiaro in mente al Nazareno, il Pd dovrà necessariamente arrivare alle urne da solo. O con al massimo la stampella elettorale del Nuovo centrodestra di Angelino Alfano, accreditata, però, secondo gli ultimi sondaggi, del due per cento. Lo scopo sarebbe quello di tagliare definitivamente fuori dallo scenario politico proprio la sinistra radicale, che senza un'alleanza non andrebbe da nessuna parte. In questo modo, però, alcuni eventuali ballottaggi sarebbero fortemente a rischio. A iniziare proprio da Milano dove solo il candidato Giuseppe Sala potrebbe avere chance di vincere (ma deve prima superare lo scoglio delle primarie). A Napoli e Roma, poi, il centrosinistra parte fortemente penalizzato e il rischio di un ballottaggio che lo veda semplice spettatore e non attore è molto alto. A Torino, invece, il sindaco uscente (Piero Fassino) deve cercare di far centro al primo colpo, perché altrimenti potrebbe perdere in virtù delle dinamiche proprie del secondo turno.Ecco perché Renzi punta tutto sul referendum, potrebbe essere un modo per spostare l'attenzione dell'opinione pubblica e soprattutto uno stratagemma per non considerare, a bocce ferme, quello appena iniziato come un anno fallimentare. Anche lontano dagli ambienti del Nazareno, però, hanno mangiato la foglia. A iniziare dall'ex presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che intervistato dal Corriere ieri ammoniva il premier.

«Anch'io voterò sì al referendum confermativo - spiega Napolitano -, ma il governo non si appropri di questo strumento». È la legge che lo regola con automatismi assolutamente liberi dalla discrezionalità politica, aggiunge, non certo Palazzo Chigi.

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