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Renzi rifiuta l'immunità. Ma vuole il voto dell'Aula per censurare il pm

Caso Open in Giunta del Senato: giallo sul conto corrente, manca la richiesta alla Banca d'Italia

Renzi rifiuta l'immunità. Ma vuole il voto dell'Aula per censurare il pm

La partita è solo all'inizio, ma i numeri sono tutti dalla sua parte. Ieri sera nella Giunta delle elezioni e delle immunità parlamentari, al Senato, la questione della presunta violazione delle prerogative parlamentari di Renzi nell'inchiesta fiorentina sulla Fondazione Open è stata al centro della relazione della senatrice azzurra Fiammetta Modena. A lei il presidente Maurizio Gasparri ha assegnato il compito di studiare le carte e fare da relatrice al caso, dopo che Renzi si era rivolto per lettera alla presidente del Senato Elisabetta Casellati, lamentando di essere stato intercettato dagli inquirenti della procura di Firenze nonostante il suo status di senatore imponesse il rispetto delle norme sulla richiesta di autorizzazione. Renzi ha già dichiarato di non volere alcuna immunità, e di essere anzi pronto a votare a favore nel caso in cui si voti in aula sulla utilizzabilità delle intercettazioni che lo riguardano. Quello che il leader di Iv vuole è una certificazione che la procura di Firenze non si sia comportata correttamente, rispettando le norme, ma avrebbe appunto violato le guarentigie costituzionali del senatore.

Di certo, la partita politica sorride a Renzi: su 23 membri in giunta si contano 6 leghisti, 3 azzurri, tre di Italia viva, due di Fdi, un senatore autonomista, uno del Pd, tre pentastellati e quattro del gruppo misto. Favorevole a Renzi dovrebbe insomma essere almeno una metà dei componenti, con possibili appoggi al fronte garantista in arrivo dai due Fratelli d'Italia. E ieri, quando l'ex presidente del Senato Pietro Grasso ha sollevato una questione pregiudiziale si è trovato da solo, con i grillini che non hanno partecipato al voto e la maggioranza della Giunta che ha dato parere contrario. Quindi, i due componenti di Iv hanno chiesto e ottenuto di calendarizzare l'audizione dello stesso Renzi per il 24 novembre.

I tempi, comunque, non saranno brevi, come conferma lo stesso Gasparri al Giornale. «Esamineremo il caso spiega partendo dalla relazione del senatore Modena per capire se siamo competenti sulla questione, se ci sono profili che attengono ai lavori della Giunta, che prenderà decisioni alla luce delle proposte che la relatrice dovesse fare stasera». Ma per Renzi la velocità non conta. Conta la conferma da parte della giunta che a Firenze non tutto è andato come doveva. Conta dimostrare il suo teorema, ossia che le regole, per lui, non sono state rispettate dalla magistratura.

E se ieri la giunta per le autorizzazioni della Camera ha detto «no» all'utilizzo delle intercettazioni di Cosimo Ferri per i fatti dell'hotel Champagne, Renzi va avanti per la sua strada. All'orizzonte si profila un altro giallo, relativo proprio all'estratto conto dell'ex premier, pubblicato dal Fatto Quotidiano e proveniente dal fascicolo d'inchiesta della fondazione Open. Di quel documento bancario non è chiara la provenienza, perché non risulterebbero richieste da parte della procura fiorentina a Bankitalia.

Un altro punto da chiarire, un'altra potenziale arma per la controffensiva di Renzi.

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