S embra di stare in un sequel di Amici miei. Matteo Renzi prova a cavare qualche certezza dal padre Tiziano, ma il babbo sfugge più di un'anguilla. Non ricorda, non sa, confonde e pasticcia. Renzi junior minaccia, esorta, prega, ma l'altro va per la sua strada. Dentro una nebbia che non si dirada. Un po' finto tonto, un po' confuso, altrettanto mistico nel giustificare movimenti sospetti con una statua della Madonna di Medjugorje.
«Hai fatto o no una cena con Romeo?», implora il figlio. «No, mai - è la replica insuperabile - io le cene me le ricordo, è i bar che non mi ricordo. E gli incontri al volo che non mi ricordo». Chissà se Tiziano ci fa o c'è. È marzo 2017 e la tempesta Consip lambisce pericolosamente l'ex premier. Tutta l'Italia si chiede se il discusso imprenditore Alfredo Romeo sia entrato in qualche modo nell'orbita renziana e abbia incontrato Renzi senior, ma l'unico a non ricordarsi cosa sia successo nei mesi precedenti, quando il figlio era installato a Palazzo Chigi, è proprio il padre.
Ora che l'inchiesta è finita e le carte con le intercettazioni telefoniche fra i due sono disponibili, non si sa se ridere o mettersi le mani nei capelli davanti a tanta vaghezza. Il figlio dava del tu alla Merkel, chiamata spesso per nome, Angela, incontrava il presidente degli Usa Barack Obama, e portava in giro l'immagine del Paese. Il padre, barbetta alla Renzo Montagnani sotto improbabili cappelli, trescava ai limiti del codice penale con i suoi compagni di merende, a cominciare da Carlo Russo, l'imprenditore ritenuto dai pm un millantatore. «Qui sta dicendo - si inalbera Matteo - che tu e questo meraviglioso e straordinario personaggio che risponde al nome di Carlo Russo.. dicono che voi due vi facevate promettere dei soldi da Romeo». Renzi senior gira intorno ai concetti, Matteo prova a farlo atterrare, ma l'impresa è improba, come si capisce dai dialoghi surreali pubblicati da Verità e Fatto Quotidiano. Il giorno dopo, 2 marzo, il figlio torna alla carica: «Io spero che tu riesca a capire la fase che stiamo vivendo.. se tu pensi di andare in un interrogatorio e dire non so chi sono, non so chi sono questi, ti portano via e fanno bene...». E ancora: «Io non credo che tu possa dimenticarti di aver incontrato uno come Romeo che era noto a tutti. Romeo è stato su tutti i giornali, nel 2008, nel 2009, era uno legato a Rutelli, a Bocchino, a mezzo mondo». Per i pm probabilmente il meeting fra Romeo e Renzi senior c'è stato ed è datato 16 luglio 2015, in piena era renziana. Ma Tiziano continua ad acchiappare farfalle per la disperazione di Matteo: «L'unica cosa è che quando abbiamo fatto, quando lui ha fatto il ricevimento al Four Season, c'era una serie di imprenditori, c'era anche la mamma, ma siamo venuti subito via, noi». Insomma, non si capisce niente. E c'è da rimanere sbalorditi a ripensare che il premier, osannato in quei mesi in Italia e a livello internazionale, aveva un padre che ne faceva più di Bertoldo. Una mina vagante, ma anche un pericoloso tallone d' Achille. «Tu vai a dire che non ti ricordi di aver incontrato uno che fattura 30, 50, 100 milioni. E io - si sfoga Matteo con un linguaggio da caserma - sono biondo, magro e on un c.. di 30 centimetri». «Mi pigli per il c..?», è la domanda senza risposta, fra l'accorato e il sarcastico.
I pm, che non credono alle ricostruzioni offerte da Tiziano Renzi, hanno comunque chiesto l'archiviazione della sua posizione. In tutt'altra vicenda, il giudice di Firenze ha invece rinviato a giudizio il papà Tiziano e la mamma Laura Bovoli, per alcune false fatture. I guai e i pasticci non sono ancora finiti.
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