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Renzi sfida il Pd su giustizia e reddito 5s: "Da che parte state?"

Accuse a Grillo: "Responsabile della catena d'odio della politica". Gelo dei democratici

Renzi sfida il Pd su giustizia e reddito 5s: "Da che parte state?"

La giustizia come spartiacque, il garantismo come bandiera da contrapporre ai grillini. All'assemblea di Italia Viva Matteo Renzi tende la mano al «nuovo» Pd di Enrico Letta, ma chiede di accordarsi sui paletti per camminare insieme, tornando a rimarcare le distanze dai Cinque Stelle.

«Sul tema della giustizia - domanda l'ex premier - il Pd sta dalle parte dei grillini e di Travaglio? Da che parte sta sulla prescrizione? Dalla parte del diritto o dalla parte di Bonafede? Vogliamo essere riformisti? In parlamento c'è una maggioranza garantista: da che parte sta il Pd con noi o con i Cinque Stelle?». La dichiarazione d'intenti è palese, l'invito al suo ex partito è a chiarire la rotta in maniera inequivoca, al netto degli «auguri di buon lavoro» che Renzi inoltra alla «grande novità» Letta, «che rappresenta oggettivamente una svolta rispetto all'epoca di Zingaretti». Il problema, per l'ex premier, non sono però le parole, perché «le parole sono interessanti ma sulle parole non è difficile trovarsi d'accordo». Serve una nuova stagione riformista, da inaugurare passando «dalle parole ai fatti», e la giustizia, insieme a Sud, diritti e lavoro, per Renzi è la cartina di tornasole, lo spartiacque, appunto, sul quale «lanciare la sfida sui contenuti a chi si proclama riformista». E la precondizione, aggiunge l'ex sindaco di Firenze, lanciando la «primavera delle idee» per il suo partito, da oggi al 21 giugno, è spezzare «insieme la catena d'odio che la politica italiana ha creato in questi anni e che ha un grande responsabile: l'atteggiamento di Beppe Grillo».

Quanto alla crisi, Renzi non rinnega la svolta che ha portato Draghi a Palazzo Chigi, una mossa necessaria «per un'emergenza, che era al contempo economica, sanitaria ed educativa». E nonostante un governo che vede «stare insieme persone con le quali non ci saremmo mai candidati alle elezioni e non ci candideremo», l'esecutivo Draghi è il «trionfo della politica», l'affermarsi di una leadership credibile a livello internazionale che ha riportato l'Italia ad essere «in due mesi una potenza mondiale». Oltre che la dimostrazione che si sbagliava chi ripeteva «o Conte o morte», e che ora invece di asfaltare Renzi e Iv «è andato a casa».

Insomma, al suo vecchio partito il leader di Iv chiede di lasciar perdere i «dilaniati» M5s e indica nella giustizia la prima delle battaglie qualificanti da affrontare. A confermare la generale «sfida» al Pd sui temi riformisti da parte di Iv è anche Elena Bonetti: «Mettiamo più soldi sull'assegno unico dice il ministro alla Famiglia - o continuiamo a metterli su Rdc e reddito d'emergenza che neanche li vedono i figli? Ecco, chiedo a chi si dice riformista di stare con noi in questa battaglia».

Un altro tema in ballo, mentre a Renzi risponde il responsabile giustizia del Pd, Anna Rossomando, che ricorda come i dem siano «da sempre impegnati per le garanzie di tutti senza distinzione di censo o di posizioni», rivendicando le «molte misure sulla giustizia introdotte con il ministro Orlando nella passata legislatura» e invitando Renzi ad «archiviare gli slogan a costo zero e lavorare soprattutto per le soluzioni».

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