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Renzi sfida la Schlein: "Confronto sul jobs act"


Il leader d'Iv Matteo Renzi (foto) ha domandato alla segretaria del Pd un confronto sul jobs act

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Il leader d'Iv Matteo Renzi (foto) ha domandato alla segretaria del Pd un confronto sul jobs act. «Vorrei chiedere a Schlein - ha detto ieri l'ex premier a Firenze - se mi invita alla Festa dell'Unità a Ravenna, hanno invitato tutti tranne me. A lei chiedo: invitami e facciamo un dibattito sul jobs act. Se non vuole che io venga a Ravenna, allora invitiamola noi, può venire a Santa Severa la settimana dopo. Proporre il referendum sul jobs act significa smentire ciò» che è il Pd. Il cuore del ragionamento non è tanto il luogo ma l'oggetto dell'eventuale confronto. Il Pd, insieme al fronte composto dalla Cgil, dal Movimento 5 Stelle e dall'Alleanza Verdi-Sinistra, vuole promuovere un referendum anti jobs act. Ma sono stati gli stessi dem ad approvarlo.

E Renzi lo ricorda bene. «È una vergogna. Il jobs act - ha insistito l'ex presidente del Consiglio - lo avete fatto voi del Pd, difeso voi, portato nelle fabbriche. Ora per inseguire Conte e grillini state diventando una parodia di voi stessi. Caro Pd, vi siete dimenticati la vostra storia». Non esistono dubbi sul fatto che la Schlein stia provando a «derenzizzare» il partito che guida, con una sorta di damnatio memoriae sui provvedimenti dei tempi. E infatti i pochi riformisti rimasti tra le fila dem non fanno che segnalare disagio interno. Renzi ha poi incalzato sul confronto alla Festa nazionale del Pd, quello che con ogni probabilità la Schlein non organizzerà. «Sono disponibile a far un dibattito con Dario Franceschini, poi Graziano Delrio, Debora Serracchiani, Lorenzo Guerini, Marianna Madia, Beatrice Lorenzin, Andrea Orlando, Nicola Zingaretti, Enrico Letta, Paolo Gentiloni. Se manca l'undicesimo sono disponibile a farlo anche con Bersani», ha chiosato. Saranno invece presenti sia Carlo Calenda sia Giuseppe Conte, attori di quello che potrebbe divenire a breve un nuovo «campo largo».

Lo stesso che Renzi ieri ha definito un «vicolo stretto» per Schlein e Conte.

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