Renzi, il tassator cortese scopre "onore e disciplina"

Propone un fisco dal volto amico, in realtà è in arrivo il Grande fratello con l'Agenzia delle entrate che incrocerà tutte le banche dati. E la Finanza sarà il braccio armato

Renzi, il tassator cortese scopre "onore e disciplina"

I lettori del Giornale conoscono i famigerati studi di settore: l'incubo di imprenditori, artigiani e autonomi. Ora, grazie a un emendamento alla legge di Stabilità, potranno sperimentarli sulla loro pelle.

Ma prima spieghiamoli con le parole utilizzate ieri dal premier Matteo Renzi all'inaugurazione dell'anno accademico della Scuola di polizia tributaria. «Solo con onore e disciplina di tutti e di ciascuno di noi, riusciremo a cambiare il Paese», ha detto. Difficile credergli visto che il Paese lo sta cambiando a colpi di Tasi, Tari, aumento delle aliquote sui risparmi e sui fondi pensione e soprattutto con la bomba delle clausole di salvaguardia su Iva e accise della legge di Stabilità: 51 miliardi che potrebbero esploderci in faccia nel 2016.

Che significano, allora, «onore e disciplina»? Ritorniamo all'emendamento al ddl Stabilità approvato mercoledì scorso alla Camera. L'Agenzia delle Entrate potrà pienamente utilizzare tutte le banche dati pubbliche «per le analisi del rischio di evasione». Poiché l'ente guidato dalla renziana Orlandi dispone già annualmente della movimentazione dei nostri conti correnti bancari, ora potrà incrociare i dati reddituali e patrimoniali con quelli dell'Agenzia del Territorio (beni immobili), Inps (assunzione di colf e badanti), registri automobilistici e navali, Agenzia delle Dogane (eventuale esportazione di capitali all'estero) e così via.

Se prima questo trattamento era riservato ai potenziali evasori, ora riguarderà tutti noi. Lo ha sottolineato il ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. «A partire dai primi mesi del 2015» l'Agenzia delle Entrate «segnalerà eventuali incongruenze» emerse dal raffronto delle banche dati, in modo che «i contribuenti potranno fare le loro verifiche ancora prima di presentare la dichiarazione dei redditi». Sembra «il fisco dal volto umano», in realtà è terrorismo psicologico che vi sintetizziamo così: «Secondo noi, tu guadagni x e hai un patrimonio y, perciò o ci paghi z o saranno guai». È lo stesso modello applicato ai commercianti: emettere scontrini non è più un obbligo, ma adeguarsi ai redditi presunti sarà imperativo.

Anche gli esperti lettori del Giornale potranno sorprendersi di questa svolta «alla Dracula» del premier, ma lo stupore non è giustificato. Renzi è sempre stato così: solo che ha evitato di darlo a vedere. Torniamo indietro di due anni, allo scontro con Bersani per la candidatura a premier. « Le imprese oggi sono viste come potenziali evasori, non è così. La battaglia all'evasione fiscale non si fa inseguendo uno scontrino», recitò nel faccia a faccia rimproverando alla «vecchia scuola» del partito di essersi fatta odiare dalla gente senza nemmeno recuperare l'evasione fiscale. E comunque il suo ex stratega Pietro Ichino (padre putativo del Jobs Act) è molto più liberal di quello che poi divenne il suo consulente principe: Yoram Gutgeld, ideatore della Matteonomics . Rileggiamo il programma per la corsa alla segreteria Pd: «Per rafforzare la lotta all'evasione proponiamo di integrare strettamente l'investigazione e l'esazione». È quello che accade oggi con la Finanza che sarà il vero braccio armato dell'Agenzia delle Entrate.

Secondo il programma, la pillola andava addolcita con un bonus

da 100 euro (derivanti dal recupero dell'evasione) ai redditi bassi. La «carota» degli 80 euro è stata anticipata a maggio, ora è il momento del «bastone». Ecco perché Vincenzo Visco ha sempre guardato Renzi con simpatia.

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