Il presidente dell'Autorità anticorruzione, Raffaele Cantone, non intende rispondere direttamente alle pesanti accuse di Carla Raineri sulle «anomalie» del parere dell'Anac che ha bocciato la sua nomina a capo di gabinetto della sindaca di Roma Virginia Raggi, inducendola alle dimissioni il primo settembre.
Negli uffici dell'Anac, però, si fa notare informalmente che si tratta di un organismo collegiale e che al parere sulla nomina del capo di gabinetto del Campidoglio si è arrivati dopo una istruttoria degli uffici, il cui lavoro è stato supervisionato da uno dei cinque componenti dell'Autorità. E si tratta di un esperto della materia come il professor Francesco Merloni, ordinario di diritto amministrativo dell'Università di Perugia.
Il documento, da lui stilato materialmente, è stato approvato all'unanimità dal consiglio dell'Anac il 30 agosto. E il lavoro dell'Autorità non si è esaurito con il giudizio sulla nomina della Raineri, ma è proseguito nell'ambito di un'attività di vigilanza anticorruzione più ampia, per sciogliere alcuni nodi sull'applicazione delle norme anche per il futuro.
Attività che si è conclusa solo con la delibera del 9 novembre scorso. E che è partita, spiegano all'Anac, da una richiesta di chiarimento del Comune per una serie di «dubbi interpretativi che hanno richiesto nel giro di un mese numerosi pareri da parte dell'ufficio legale», come scrive in una relazione all'Autorità il responsabile della Prevenzione della Corruzione di Roma Capitale. «Criticità» prodotte dal fatto che «si sia applicata, nel tempo, ogni volta una norma diversa». Ecco perché il Rpct segnala all'Anac l'urgenza di «un improcastinabile intervento di modifica del Regolamento sull'ordinamento degli uffici e dei servizi per chiarire definitivamente il corretto inquadramento della figura del capo di gabinetto ai sensi dell'articolo 90 del Tuel (che regola gli uffici di supporto al sindaco nel Testo unico degli enti locali, ndr)».
La questione, però, era controversa soprattutto perché, sottolineava l'Avvocatura del Comune, il gabinetto è diventato negli anni «una struttura elefantiaca», con 3 direzioni e 260 dipendenti, il cui capo non poteva che essere un dirigente, con trattamento retributivo non «inferiore a quello dei direttori suoi sottoposti». E quindi in base all'articolo 110 del Tuel, che riguarda i dirigenti a contratto.
Fra le due posizioni l'Anac di Cantone ha dovuto scegliere e ha stabilito che la nomina del capo di gabinetto della Raggi doveva essere fatta appunto in base all'articolo 90 del Tuel e non, com'era avvenuto, in base all'articolo 110. Di qui, la bocciatura della delibera esaminata.
«Il parere - osservano all'Anac - segnalava solo un'irregolarità, che poteva essere sanata dalla sindaca con una nuova delibera, ma poi sono seguite le dimissioni. E perché la dottoressa Raineri, se non condivideva le nostre conclusioni, non ha fatto un ricorso al Tar, anche se non voleva tornare al suo posto, ma per una questione di principio?».
Il magistrato, invece, ha scelto una strada diversa, presentando un esposto alla procura di Roma, che ha poi portato alla perquisizione in Campidoglio della Guardia di Finanza della scorsa settimana, per acquisire gli atti relativi ad altre nomine cui lei si era opposta, come quella del capo della segreteria
Salvatore Romeo, ora rimosso dall'incarico e che ha coinvolto soprattutto Raffaele Marra, allora vicecapo di gabinetto della Raineri, poi diventato capo del Personale e pochi giorni fa clamorosamente arrestato per corruzione.
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